"QUELLO CHE SCRIVO QUI LO FACCIO PER IL PIACERE, SPERO, DEGLI ALTRI, MA SOPRATTUTTO PER IL MIO, PERCHÉ DÀ SEMPRE GIOIA RIPERCORRERE LE TAPPE DI UN VIAGGIO" Freya Stark - da Pavia a Pechino, senza fretta. Il viaggio di cindo e della fra
sabato 6 novembre 2010
finalmente le foto!
Buona visione!
http://picasaweb.google.com/117662113012116834779/ViaDellaSetaParteI#
domenica 12 settembre 2010
assaggio di foto!
la soddisfazione di cindo che ha conquistato i biglietti del bus Istanbul-Erzurum, acquistati su internet!
Ani, capitale d'Armenia
nel lago di Van, Davide e Golia sulla Akdamar Kilisesi, chiesa armena
prima dell'alba, scendiamo dal treno che ci porterà a Teheran per il controllo di frontiera fra Turchia e Iran
muri a Teheran
Isfahan, la metà del mondo
vetrate a Yazd
chador a Mashhad
martiri della guerra Iran-Iraq
bimbi nel cassone della moto del papà
Ashgabat
a Merw, mausoleo per la sepoltura di un sufi, con albero a cui i fedeli ancora annodano i loro desideri
siamo a Bukhara, bimbe e marionette
Samarcanda!!!
mercanti, Urgut
di nuovo a Malpensa, di ritorno...
p.s. per chi ha lo stomaco forte, ci sono tutte le altre foto...
mercoledì 8 settembre 2010
da pavia
Non sappiamo se essere grati agli aerei o protestare perchè ci abbiamo messo troppo. è tutto relativo.
che dire.
qua piove e fa freddo, una perfetta giornata di inizio autunno, vincent e theo (i gatti) ci hanno fatto un sacco di feste, la voglia di lavorare non c'è. tutto a regola.
pavia è identica a se stessa. ma è normale e giusto così, non cambia nulla se non cambiano i nostri occhi, mi verrebbe da dire... ed è chiaro che non sarà nemmeno la tappa samarcanda-xi'an ad aggiungere qualcosa alla nostra piccola e nebbiosa cittadina.
è un po' anche il tempo dei ringraziamenti. a gine che mi ha aiutata e seguita, a tutti i nostri bellissimi followers, alla fra che mi ha salvato le piante e poi anche i gatti, a tutti quelli che hanno letto, qualcuno silenziosamente, qualcuno aggiornando la mia mamma, qualcun altro postandoci i commenti.
soprattutto, a tutti voi che ci riabbraccerete e non ci farete sentire la nostalgia dell'andare!
domenica 5 settembre 2010
alla fiera di urgut
e' domenica, e ho messo le cose in chiaro, col cindo filosofo: si va al mercato.
di urgut, 30 km da samarcanda.
al b&b abbiamo tirato su una compagnia varia: un'austriaca che viaggia sola e a cui tutti qui chiedono dove e' suo marito, una coppia di tedeschi e una coppia di giapponesi che, come sempre, sembrano usciti dai manga.
dopo la doverosa contrattazione con il conducente del minibus (per variare il prezzo cadauno di 50 cent. di euro, era ovvio che si trattasse di mero "riscaldamento"), eccoci sul marutska che, scuotendoci tutti, ci scarica davanti all'ingresso di un immenso bazar.
come ogni vero mercato dell'est, va per aree tematiche: mutande da donna da una parte e tessuti dall'altra, pane tutto insieme e macellai tutti vicini. e poi frutta, pezzi di ricambio di auto, quaderni per la scuola e tappeti per la preghiera, kilate di ciabatte rosse e qualche suzani. tutto disordinatamente ordinato.
la cosa divertentissima (e gia' notata, in uzbekistan come in iran) e' che noi siamo incuriositi da loro esattamente tanto quanto loro lo sono da noi. ci richiamano e salutano in continuazione, vogliono che facciamo loro le foto, ridono quando passiamo.
questa curiosita' reciproca facilita moltissimo la conoscenza, o perlomeno la simpatia, basta lasciarsi trasportare e non opporre resistenza.
noi ci proviamo, anche se la nostra precaria condizione digestiva ci vieta di assaggiare tutto quello che ci viene offerto.
resistiamo nella bolgia qualche ora, per poi ritrovare i nostri compagni di avventura sommersi di suzani e andare con loro a fare un pic-nic in una foresta di platani secolari. e' stata un'esperienza divertentissima...anche se, come prevedibile, non abbiamo comprato pressoche' nulla!
p.s. e' un po' inutile questo post, lo so: non ci sono parole per descrivere i colori dei vestiti, gli odori delle spezie e i sorrisi dei bambini. ma allora, perche' non fare come noi, e andarci in uzbekistan? e' davvero cosi' accogliente e pacifico (oltre che economicissimo) che davvero non riesco a immaginare una buona ragione per non venirci!!!!
samarcanda, secondo cindo
Col senno del poi mi sento di dire che abbiamo fatto bene a concludere qui il nostro viaggio e che non avremmo potuto fare diversamente.
E' vero che gran parte degli storici monumenti della citta', a partire dalle moschee che si affacciano sul Registan fino al Gur I Mir (mausoleo di Tamerlano), sono stati pesantemente ristrutturati quando non direttamente ricostruiti.
E' vero che tutto attorno e' stato fatto il vuoto, con enormi piazze, giardini e vialoni di sovietica memoria.
Ma e' anche vero che le sue svettanti cupole a cipolla, ricoperte da piastrelle blu cobalto che si stagliano nel cielo azzurro (oggi un po' meno, visto che butta pioggia...!), conservano un fascino innegabile ed un significato particolare per chi come noi ha voluto approssimativamente ripercorrere un tratto di una delle antiche vie carovaniere che dall'oriente portavano uomini e mercanzie in occidente e viceversa.
Dove fermarsi, una volta partiti da Istanbul, se non qui!
Personalmente credo che Bukhara mi rimarra' piu' nel cuore perche' le settecento ed oltre madrase che la animavano un tempo, sebbene restaurate piu' o meno pesantemente ed oggi adibite a negozi di suovenir, ancora immerse pero' nel tessuto urbano originario, fatto di vicoli stretti e tortuosi con muri di mattoni e fango, conservino una dimensione piu' autentica, piu' prossima alla storia di queste terre che hanno dato al mondo grandi scienziati e grandi conquistatori, opere d'arte e massacri di intere popolazioni. E poi e' piu' piccola, piu' raccolta attorno ai suoi capolavori.
Ma entrambe le citta' possiedono un elemento in comune che, da solo, giustifica un viaggio: l'incredibile ospitalita' e simpatia dei loro abitanti. A partire dai bambini, sempre pronti a salutarti con un vivace "hello", fino agli anziani, con le loro serafiche barbe bianche.
Certo, non e' tutto oro quel che luccica.
Ma il bagliore, quanto meno, aiuta a trovare la strada!
venerdì 3 settembre 2010
samarcanda, secondo lafra
eccola.
carichi come due muli (zaini, sacchetti con cibo e souvemir di bukhara, borse
con macchina fotografica), cindo ancora malaticcio e a macinare chilometri a
piedi perche' proprio oggi il presidente-padre-padrone dell'Uzbekistan ha
deciso di venire a Samarcanda cosi' bloccando il traffico in tutta la citta' o
quasi.
Da dove ci scarica il taxi al mostro B&B ci perdiamo, ed ecco e che, dopo un
cavalcavia, compare il Registan.
Ancora pochi metri e, come un'apparizione, ne riconosco i mosaici. Una tigre
che porta il sole sul dorso.
e' li' che ho capito che eravamo arrivati, che il nostro viaggio "raso terra"
da istanbul, e anche da prima - in questi anni in cui abbiamo vagato per i
balcani -, trovava il suo compimento.
e' una sensazione indescrivibile, come un miraggio, ma sai che e' vero.
non sappiamo pressoche' nulla, ancora, di questa citta'. Ho avuto bisogno di
una lunghissima pausa, seduta davanti alle madrase (scuole coraniche) che si
affacciano sul Registan, per poter solo osare entrarvi.
mi sono abituata all'idea di essere li', ho ringraziato per esserci arrivata e
ho temuto la delusione che c'e' in ogni arrivo. mi sono goduta il momento,
senza fretta di bruciarlo.
non posso dire granche' altro, ne' che senso possa avere ora arrivare fino a
pechino.
La via della seta passava da qui, ma poi proseguiva, per mille rivoli, fino a
Xi'an. Ci vorra' tempo, credo, prima di capire il senso dell'andare.
Ma forse, conoscendomi un po', bastera' farsi una dormita su questa giornata
indimenticabile.
giovedì 2 settembre 2010
a dieci giornate di carovana
10 giornate di carovana. 3 ore di treno. Niente, rispetto alla strada gia' percorsa.
Deve essere questo che ha determinato il crollo nell'inossidabile cindo.
Amici, cindino e' a letto...febbre, vomito e diarrea...stanotte piagnucolava di un certo mausoleo che non puo' non vedere prima di ripartire da qua. Io non so se si tratti di delirio o realta', il fatto e' che ha organizzato tutto lui, ma non abbiamo ancora recuperato il mezzo per andare a samarcanda domani, e se lui sta cosi' direi che caricarsi su un marutska (pulimino) non e' proprio ideale.
ah, e poi nel delirio notturno invocava l'osservazione fatta da laura: "un programma perfetto...ho dimenticato di calcolare l'imprevisto e pensare che potevo ammalarmi"...si', certo, e visto che il mio marco polo della bassa non si ammala mai...
vabbeh, ora da brava mogliettina vado al mercato a comprare qualche patata, che pare che in albergo me le lascino bollire. vi tengo informati!
Bukhara, l'oasi
siamo entrati in bukhara con una sete pazzesca. Il deserto turkmeno, anche se attraversato in macchina, ci aveva stancati e disidratati. Tutti i giorni prima avevano segnato il passo, ci avevano misurato con persone e usanze inaspettate.
Poi l'oasi, da sempre: Bukhara.
I bambini che odorano il pane fresco e lo portano a casa saltellando. La musica. Il vino. Le donne vestite colorate. Le donne che cantano, ballano, inscenano spettacoli di marionette. Bere quando hai sete. Fermarti in una moschea a lungo, per dipingerla. Osservare gli studenti di una scuola coranica, e trovarli allegri e muscolosi.
Perdersi nei vicoli, e non avere paura di nulla. Sorridere agli uomini, solo perche' ti va.
E poi la bellezza (ma questa non e' mai mancata lungo il nostro cammino) del minareto e della moschea kalon, dei suzani e delle madrase.
"non e' poi cosi' lontana samarcanda"...percepisci che samarcanda e' solo un luogo della mente, la ragione di andare.
Perche', altrimenti, non ci sarebbe motivo alcuno per uscire da Bukhara.
martedì 31 agosto 2010
Nuove capitali, antiche carovaniere
Ma il presente post lo devo dedicare al Turkmenistan, per rigore filologico!
Cominciamo dall'inizio, l'arrivo alla frontiera.
Come gia' detto, mentre la Lonely - per la quale il Turkmenistan era un po' la Corea del nord dell'Asia Centrale - ed il nostro ministero degli esteri escludevano che si potesse ottenere un visto turistico in frontiera, di diverso avviso era la nostra agenzia...e per fortuna ha avuto ragione quest'ultima! E cosi', dopo i soliti convenevoli con i doganieri locali - "Ah, Italiani, Gattuso, Mafia, Toto Cutugno!" - siamo entrati nel paese. Trattandosi comunque di una frontiera piuttosto particolare, i nostri compagni di viaggio non erano da meno...con noi, infatti, sono entrati tre ragazzotti svizzeri provenienti dall'Iran, un giovane ingegnere francesce che vive e lavora ad Asghabat per conto della ditta appaltatrice dei piu' importanti lavori edili del paese ed un tedesco che parla quattro lingue, tra cui l'italiano, e che sta facendo il giro del mondo in bici..un gruppo proprio ben assortito!
La prima immagine del Turkmenistan e' stata quindi la sua capitale, Asghabat. La citta', distrutta interamente da un terremoto nel 1948 e ricostruita dai sovietici nel loro inconfondibile stile architettonico ed urbanistico, oggi e' il frutto dell'instancabile opera costruttiva del suo precedente presidente, Nyazov, padre padrone dell'intero paese (autoproclamatosi Turkembashi ovvero padre di tutti i turkmeni ed autore di un libro, materia di studio scolastico, in cui ripercorre in chiave nazionalista l'intera storia nazionale...!), il quale ha voluto dar vita ad una capitale modello Las Vegas, tutta marmi bianchi e cupole dorate oltre agli immancabili kitchissimi momumenti celebrativi di questa o quell'altra data. Per fortuna, a dare un po' di colore al tutto, i lunghi e coloratissimi vestiti delle donne turkmene, come uscite da un film di Wong Kar-way!
Ieri ci siamo quindi spostati ad est, attraversando chilometri di steppa punteggiati da dromedari al pascolo, per fare tappa nella citta' di Mary, vero e proprio avamposto di frontiera sovietico. Classici vialoni, parchi alberati e monumenti commemorativi caratterizzati da una architettura che spazia dal neoclassico al grigio palazzone alveare. In compenso, di ritorno dalla cena, abbiamo potuto assistere, in un parchetto appositamente attrezzato, ad una partita di scacchi tra "campioni" indigeni: un susseguirsi di mosse e contromosse in cui nessun pezzo veniva mai sacrificato alla strategia, finalizzata ad accerchiare l'avversario e costringerlo alla resa...dopo aver battuto il "campione" turco a Van mi sono astenuto dal dare lezioni anche in terra turkmena...!
Stamani, infine, dopo una sveglia all'alba, abbiamo visitato i resti dell'antica citta' di Merw, mitica citta' carovaniera sulla via della seta, devastata dalle orde di Gengis Khan...un vero spettacolo, anche se la scena piu' impagabile di tutte ce l'ha regalata una ordinatissima colonna di dromedari che, liberi e pacifici, ci si sono parati davanti, nel bel mezzo del sito archeologico, attraversandolo con calma...una antica carovana rimasta senza i suoi "nocchieri" e smarritasi nel mare di sabbia e nel tempo!
Ultima nota sul Turkmenistan.
Benche' si tratti di un posto assurdo sotto svariati aspetti, per noi ha voluto soprattutto dire: fine dell'obbligo per la Fra di girare velata e di indossare vestiti lunghi; per me, fine del divieto di bere alcolici; per entrambi, termine anticipato del Ramazan!
lunedì 30 agosto 2010
ultime dall'iran
non si capisce il perche', in fondo solo isfahan e' una citta' meravigliosa,
fra quelle viste. yazd bella, teheran e mashad faticose.
probabilmente ci mancano gli iraniani.
come faremo anche con il turkmenistan, ora che ne siamo fuori, vorremmo
aggiungere qualcosa di cui non abbiamo ancora parlato.
beh, intanto di politica. non capiamo perche', ma tutti quelli - giovani e
vecchi - con cui abbiamo scambiato due parole hanno sentito il bisogno di
esprimere il loro dissenso rispetto all'attuale governo di Ahmadinejad. C'e'
stato chi ci ha detto che e' un pazzo, e l'ha preso in giro. Chi ha detto di
aver paura, perche' davvero sta preparando la bomba atomica. Chi si e' limitato
a contestare i risultati delle ultime elezioni. I ragazzi hanno detto che se ne
volevano andare e di non aver piu' fiducia che il loro paese possa cambiare.
Qualcuno, piu' anziano, ha osato criticare anche Khomeini, dicendo che e'
stata tutta colpa sua, e che prima c'era piu' liberta' e qualcun'altro ha fatto
il nome di Neda, la ragazza uccisa nelle proteste dell'anno scorso e divenuta
il simbolo dell'oppressione.
Dicevamo, ci ha colpito molto, perche' ci vuole un gran coraggio, e
un'insopportabile esasperazione. Crediamo che sia stato preponderante il
desiderio, ben radicato in un popolo di cosi' antica tradizione e cultura, di
dire: io non ci sto. io non sono come loro.
Per esemplificare, e' stato molto toccante il discorso che ci ha fatto un
nostro coetaneo di Isfahan, che ci ha spiagato come non sopporti il fatto che
la musica sia vietata nei locali pubblici. Ci ha narrato della lunga tradizione
di canzoni che si sta perdendo per sempre, dimenticata, e del fatto che cio'
non possa essere sopperito dalle feste private. "Non possiamo piu' ballare,
ridere e fare festa. Questo non e' giusto".
E poi due parole sulle donne. Non ho capito granche' del diritto vigente. Pare
sia legale la poligamia, la lapidazione, che l'adulterio, solo femminile, sia
reato. Di fatto, ho visto molte piu' donne al lavoro in Iran che in Turchia.
Vorrei limitarmi a dire una cosa piccola, ma che ho provato su di me: la
questione dei vestiti. Io non ho nulla in contrario all'hejab, che copre la
testa ma non il volto. E di per se' non e' stato nemmeno terribile indossare
maniche e pantaloni lunghi tutto il tempo. Cio' che e' inconcepibile e' che sia
imposto, e -credo ancor di piu'- che venga giustificato "nell'interesse delle
donne", per tutelarle dalle molestie degli uomini. E' lo stesso motivo per cui,
sui mezzi pubblici, le donne viaggiano in fondo alla carrozza.
Al contrario, tale spiagazione giustifica la molestia verso chi non si
sottopone a tali regole. Oltre al fatto che da' per scontata una violenza
(quella degli uomini sulle donne) che deve sparire, non essere tacitata con
ulteriori costrizioni a danno delle donne.
D'altronde, per entrambi i discorsi, emerge la grande contraddizione che
avvolge l'intero paese, e che, forse, concorre a renderlo cose'
affascinante...
certo, a farcelo amare e' stata la squisitezza dei piccoli gesti degli
iraniani.
Ieri mattina ci siamo alzati alle 6, per farci portare da un autista alla
frontiera con il turkmenistan.Alle 9, lungo una salita, di fronte alla steppa,
il nostro signore - pelle scura e baffi bianchi - accosta la macchina ed estrae
dal bagagliaio il the e i biscotti per farci fare colazione. La piu' bella
colazione per il giorno del compleanno!
p.s. grazie a tutti per gli auguri, mi hanno fatto un piacere infinito!!!
sabato 28 agosto 2010
Mashad
Peraltro, a parte l'Haram (il mausoleo dell'Imam Reza) - che definirei piu' pacchiano che bello -, non c'e' molto altro da vedere o fare. Ma da qui, antica capitale del Korasan, mitica provincia orientale da sempre contesa trai persiani e gli imperi via via confinanti, passava la via della seta, con direzione Merv nell'odierno Turkmenistan. Non potevamo quindi sottrarci dal venire qui. E che si tratti di una terra di confine lo si intuisce bene guardando i volti e gli indumenti dei passanti che, al di la' dei pellegrini, tradiscono origini afgane, turkmene e centro asiatiche in genere. La sosta in citta' ha quindi ridato "ordine filologico" al nostro peregrinare anche se, a ben pensarci, Isfahan non era poi cosi' "scentrata". Di li', infatti, era comunque passato Marco Polo e, poi, sempre di li' passava una importante via commerciale che, durante il regno dei Safavidi, attraversava la Persia da nord a sud per ricongiungersi poi, proprio a Mashad, con la classica via della seta. Ed infatti la strada che da Isfahan va a Yadz e' costeggiata (ogni 30km circa) da antichi caravanserragli piu' o meno conservati!
E cosi', se tutto va come programmato, domani mattina una macchina con autista - che lusso! - dovrebbe portarci al confine con il Turkmenistan dove, sempre che vada tutto bene, ci attende un'altra vettura per portarci ad Asghabat. Speriamo che l'Imam Reza, la cui tomba e' stata "visitata" da lafra - con la sua solita faccia tosta, visto che il luogo sarebbe vietato ai non mussulmani...! -, vegli su di noi...!
ps. la lonely dice che l'unica regione dell'Asia Centrale ove e ' praticamente impossibile connettersi e' proprio il Turkmenistan. Se cosi' sara' davvero, potremo farci sentire soltanto tra un paio di giorni, al nostro arrivo in Uzbekistan!
venerdì 27 agosto 2010
in pellegrinaggio
Si puo' fare, ma forse ti sentirai un po' fuori luogo.
Cosi', io e l'agnostico cindo.
Ieri sera ci siamo imbarcati su un treno a Ishfahan che sembrava carico solo di chador. Il mio solito abbigliamento, sandali da trekking, vestiti lunghi sul marrone e coraggiosissimo rusari (sciarpa intorno alla testa) color ciclamino, insieme ai nostri zainoni, fanno a pugni con tutto il nero che ci circonda.
Ma subito veniamo rinfrancati da una meravigliosa falla nel ramadan iraniano, gia' riscontrata precedentemente: il ramadan non vale per chi viaggia!
e' pazzesco: in iran e' impossibile trovare un locale aperto, anche solo per un the, prima del tramonto, e molti ristoranti restano chiusi tutto il mese, ma se solo poggi le chiappe su un bus o un treno diretti fuori citta' puoi strafogarti quanto vuoi. e con che gusto!!
poi, al di la' dell'ortodossia sciita dei due italiani e dell'abbigliamento pietoso della donna, come si puo' non provare curiosita' e tenerezza per due che hanno quelle facce da disperati? e quindi, via di offerte di cibo, scambi di opinioni, foto di gruppo.
siamo diventati il diversivo della carrozza n. 5!
devo dire che la cosa e' stata reciproca...i nostri compagni di cuccetta, un'anziana coppia, viaggiavano con due piccioni in una scatola, un altro signore ci ha squadernato le foto di ragazze seminude che aveva sul cellulare e una anziana signora ha fatto confessione di amore per il whisky.
insomma, ora siamo a Mashhad, e pare di essere in un qualunque luogo di pellegrinaggi cattolici: molti gadget religiosi, gente che corre all'Haram, albergoni da torpedoni.
Non abbiamo ancora osato avvicinarci al santuario, intanto perche' la fra dovra' recuperare un chador, e poi perche' il cindo ancora non se la sente.
Abbiamo ancora domani...poi, dritti nel folle Turkmenistan!
giovedì 26 agosto 2010
La meta` del mondo
E` tutto l`Iran centrale, pero`, a riservare incredibili sorprese. Ieri, accompagnati dal nostro gentilissimo albergatore, abbiamo attraversato il deserto iraniano per raggiungere la citta` di Yadz. E cosi`, dopo piu` di tre ore di macchina - ed una breve sosta nella cittadina di Na`in per vedere la sua antichissima moschea -, abbiamo raggiunto la nostra meta, con le sue costruzioni in fango e paglia, i suoi vicoli coperti per proteggere il passante dal sole del deserto, i suoi giardini sorti attorno a vasche d`acqua e nascosti da alte mura, i suoi chilometrici qanat (canali scavati nella dura roccia per portare fin qui l`acqua dalle circostanti montagne) e le sue badgir (``torri del vento`` impiegate per canalizzare nelle case l`aria fresca e far uscire quella calda), la sua moschea del venerdi`, costruita sotto la dinastia mongola degli Ilkanidi mischiando elementi architettonici persiani e mongoli, con il suo svettante portale d`ingresso interamente piastrellato ed incorniciato da una coppia di eleganti minareti. Senza dimenticare poi che questa citta`, forse il piu` antico insediamento umano del mondo, e` ancora oggi sede di una attiva comunita` zoroastriana, questa si` la piu` antica religione monoteista, con il suio tempio del fuoco e le sue torri del silenzio, luoghi ove si abbandonavano i corpi dei defunti perche` venissero spolpati dagli uccelli e non inquinassero la terra con la loro sepoltura.
Insomma, andarsene da qui e` piu` difficile di quanto potessimo immaginarci...ma Samarcanda ci attende!
E quindi stasera si parte in treno per Mashad, la prima citta` santa dell`Iran.
Khoda hafez (l`equivalente ``farsi`` del turco gule gule)!
tommi ai mondiali!
evviva!
martedì 24 agosto 2010
iraniani bella gente
Il vero motivo del nostro entusiasmo di oggi, pero', non e' la bellezza delle sue moschee.
Ma la gente. Io non so se e' il turismo di massa che rovina i popoli. O la ricchezza in generale.
Ma - vi assicuro - la roba pazzesca e' che qui lo straniero e' visto con enorme curiosita' e rispetto, nessun sospetto. Ne' quella fastidiosa sensazione che si prova in altri paesi piu' poveri dell'europa, ovvero di essere considerato un salvadanaio con le gambe.
Non so dire quanta gente ci ha salutato oggi, e quanti ci hanno fermati per sapere chi eravamo, da dove venivamo e cosa pensavamo del loro paese. Quanti, vedendoci piegati sulla cartina, ci hanno chiesto se avevamo bisogno di aiuto.
C'e' stato chi ci ha invitato a cena a casa sua, chi ha voluto una foto con noi e chi voleva solo esercitarsi con l'inglese.
La popolazione e' giovanissima, i turisti davvero pochissimi, e fondamentalmente c'e' un'enorme curiosita' di conoscere cosa sta fuori da questo paese e quale idea il mondo ha dell'iran, anche se nessuno, qui, a differenza che sul treno, si e'sbilanciato parlando del governo.
Insomma, abbiamo capito la regola principe dell'iran, valida anche con i vecchietti che non parlano inglese: loro ti guardano, tu sorridi. Riceverai sicuramente un sorriso in risposta e, a volte, tutto il mondo che ci sta dietro.
lunedì 23 agosto 2010
...il traffico!
Innanzitutto, la citta` e` affetta da una vera piaga: il traffico!
E non solo le vie sono invase di mezzi a motore, di norma tanto vetusti che un euro 0 non sfigurerebbe affatto, ma soprattutto scordatevi il codice della strada. Qui infatti vigono altre regole. Piu` precisamente:
si puo` e, anzi, e` preferibile passare con il rosso ed andare contromano;
le moto possono/devono passare sui marciapiedi;
la segnaletica orrizzontale e` una mera decorazione dell`asfalto;
i pedoni andrebbero evitati perche` altrimenti si ammacca la carrozzeria.
Cio` nonostante il fiume motorizzato riesce a scorrere fluidamente, con meno intoppi ed incidenti di quelli che ci si potrebbe aspettare!
Con un traffico simile e` ovvio che la citta` sia terribilmente inquinata. Cosi` gli abitanti, appenna possono, fuggono sui monti circostanti. E si`, perche` alla periferia nord di Tehran, facilmente raggiungibile con la metro, vi sono vere e proprie montagne che salgono fino a quasi 4000 metri. Allora anche noi, dopo aver visitato un paio di gallerie d`arte (tanto per tenerci informati sulla nouvelle vague iraniana...!!!), abbiamo cercato refrigerio a Darband, lungo un vero e proprio sentierino di montagna che costeggia un ruscello, tra coppiette in intimita` e signori che, in barba al digiuno, organizzavano piccoli pic-nic. Tutto attorno carinissime sale da the, ovviamente chiuse fino alla fine del Ramazan!
In citta`, invece, i ristoranti parevano tutti chiusi addirittura per l`intero mese, cosi` per nutrirci abbiamo dovuto rifugiarci in un ristorante armeno, a fianco dell`ambasciata russa. Un posto da film di spionaggio, frequentato soltanto da stranieri e personale dell`ambasciata (qui i mussulmani non possono entrare per ordine del governo) e dove le donne non devono indossare il velo. Ed accanto a noi, una tavolata di russi che bevevano vino rosso, da loro portato in bottiglie di plastica della coca cola...pazzesco!...soprattutto se si pensa alla citta` dove eravamo!
Oggi comunque abbiamo abbandonato la capitale, con tutti i sui chiari ed i suoi scuri, e ci siamo spostati ad Isfahan, l`antica capitale Safavide, detta ``La meta` del mondo`` per la bellezza delle sue moschee e dei suoi palazzi!
domenica 22 agosto 2010
no man's land
Restiamo li', fra un piatto di frutta regalato dal poliziotto piu' sorridente che abbia mai visto, due chiacchere su Massimo D'Alema amico dei curdi e un po' di sonno su una panchina fino a mezzanotte. Ora in cui passa il nostro treno, ovvero il treno che sara' nostro ma che per ora e' li' solo di passaggio.
Fra i nostri eroi serpeggia lo sconforto. Invece, i vari strani tizi che si aggirano per la stazione, i pochi passeggeri e i bambini che si rincorrono in bici sulla banchina sembrano ritenere tutto normale, alcuni mostrano addirittura un certo interesse.
Il treno, che finalmente sara' il nostro, ripassa alle 2.
Andiamo in carrozza, siamo con due anziani signori iraniani che subito ci offrono il the. Facciamo appena in tempo ad addormentarci che alle 4 tutti giu': frontiera turca, e facciamo l'alba. Montagne brulle e cielo rosa.
Poi ci sara' la frontiera iraniana, sembra una passeggiata di salute.
Intanto il treno rantola, si ferma a lungo, sferraglia.
Arriveremo a Teheran alle 5 del mattino, con 9 ore di ritardo.
Solo allora e' terminata la no man's land piu' lunga delle nostre vite.
Sul treno si respirava una strana aria di intimita' e di liberta'.
La nostra compagna di carrozza, appena ha potuto, s'e' levata il velo, dicendo che proprio non le piaceva. Poi, ci ha imbastito una lezione di farsi, spanciandosi per le espressioni di cindo. I ragazzi iraniani ci hanno dato il benvenuto in Iran con un sorriso e qualcuno ci ha raccontato della suo storia di emigrazione da un Paese amato, ma senza liberta'.
Abbiamo mangiato e bevuto, insieme, come se il Ramadan riguardasse solo chi stava giu' dal nostro trenino.
Abbiamo scherzato, e cantato "Azzurro", con veli dimenticati e senza ricordarci se fossimo maschi o femmine.
"Qui puoi - mi ha detto un ragazzo con la barba e la magliettona rossa - ma non in citta' ".
Ora siamo a Teheran, non so cosa dire. Forse sono troppo stanca.
venerdì 20 agosto 2010
sempre pıu' ad est
İnfatti, mentre sul nostro biglietto sono indicate, come ora di partenza del treno, le 21,54 il gentilissimo personale dell'ufficio turistico di Van ci ha detto che solo una settimana fa in stazione avevano comunicato, come orario del treno, le 18,49. Se si aggiunge che la Lonely, il sito delle ferrovie turche ed ogni altra persona alla quale abbiamo chiesto ci ha indicato orari ancora dıversi si puo' immaginare la nostra ansia...anche perche' perso quel treno non se ne parla pıu' fino a gıovedi' prossimo...!
Nel frattempo, visitando ı resti del castello di Van abbiamo fatto la conoscenza con un nostro possibile compagno di viaggio, anche lui interessato a prendere il nostro stesso treno. Trattasi dı un agopunturista iraniano in pensione che ha l'abitudine di girare l'İran e non solo con una simpatica
biciclettina dı quelle pieghevoli che, ogni tanto, si vedono in giro anche per le nostre metropoli. Un personaggio veramente ıncredibile che con la sua calma ed apertura mentale ha tranquillizzato anche la fra, un po' agitata dall'ıdea di dover adattarsi alle rigide regole iraniane in materia di vestiario e condotta sociale.A maggior ragione se si pensa che arriveremmo (il condizionale e' sempre d'obbligo) in pieno Ramadam (con i suoi divieti in fatto di bere e mangiare in pubblico) ed in piena estate...!
Visto che dovremmo essere a Tehran domani notte, gıa' anticipo che non potremo scrivere fino a dopodomani, quindi che nessuno si preoccupi...se ci sentite prima sara' perche' non saremo riusciti a salire sul Trans Asya Express...!
giovedì 19 agosto 2010
The genocıde
Fınalmente eravamo attrezzatı per resıstere al Ramazan, con qualche cosa da mangıare e un po' dı acqua, e cı sıamo cosı' dırettı al molo per l'ısola dı Akdamar Kılıesı, una chıesetta armena.
Un'ora dı attesa, perché mancava ıl numero mınımo dı partecıpantı alla "gıta", e poi, eccocı solcare le incrıdıbilmente blu acque del lago.
Io e cındo ervamo ancora fuorı, ad ammırare ı bellıssımı bassorılıevı suı fıanchı della chıesetta, quando sı é sentıto un canto provenıre da dentro. Uno deı nostrı compagnı dı battello stava ıntonando un canto lıturgıco, mentre una sıgnora accendeva delle candele, nella chıesetta ormaı sconsacrata, insıme ad
altre tre persone che erano con loro.
Non so bene come hanno attaccato dıscorso con noi, so solo che a un certo punto quella parola é rısuonata, nella chıesa, e mı ha fatto paura.
La sıgnora della candele, una donna sulla sessantına, un po' sovrappeso, i capellı cortı e la faccıa pıena dı lentıggını, ha detto qualcosa tıpo "é stato tutto dıstrutto... after the genocıde".
Ho pensato: non sı puo' dıre, non sı puo' parlare dello stermınıo deglı armenı da parte deı turchı. e se cı sentono?
Ma loro non avevano certo paura, e cı hanno raccontato dı come l'ultımo restauro della Kılıese l'avesse stravolta e dı come solo un gıorno all'anno fosse concesso dı celebrare messa lı'.
E' stata la sıgnora con le lentıggını a raccontarcı tutto ıl resto.
Dı come ı turchı chıudessero anzıanı, donne e bambını nelle chıese per poı dar loro fuoco, deı vıllaggı abbandonatı dı fretta, per sempre, dı come sıa stato pıanıfıcato, tanto che ıl prımo mınıstro turco dı allora ebbe a dıre "glı armenı sı vedranno solo neı museı".
Cı ha parlato dı suo nonno, unıco sopravvıssuto dı una famıglıa dı quaranta persone, della sua nascıta ın Lıbano e poı dell'emıgrazıone ın Canada. Nazıoni che ama e che rıspetta, cosı' come l'Armenıa-stato. Ma la sua terra é solo una: quella che vedevamo ın quel momento. I monti ıntorno al lago dı Van.
Solo ın quel momento abbıamo vısto ı suoı occhi luccicare: mentre ci narrava dı quante canzonı conosce suı queı monti e su quell'acqua, ma era la prıma volta che aveva ıl coraggıo dı vısıtarli.
Eravamo ormaı attraccatı, cı ha rıngrazıato e cı ha chıesto ı nomı.
"Francesca... Rodolfo... grazie a leı" ...e leı, sıgnora, come sı chıama? "Seta"
mercoledì 18 agosto 2010
Van - Stazione di Van
Da Kars sıamo scesı a Dogubajazıt, vısto ıl Monte Ararat e ıl Palazzo dı Ishak Pasha. Tutto tanto bello ma, ınsomma, nıente da raccontare.
Fınché, arrıvatı a Van non abbıamo decıso dı cercare la stazıone deı trenı per verıfıcare l'orarıo dı partenza del treno dı venerdİ per Teheran (rıcordate? una delle grandı preoccupazıonı del cındo-organızzatore).
La trovıamo ın perıferıa, é bellıssıma, nuovıssıma, a due pıanı, le sedıe perfettamente allıneate e ı pavımentı lındı. Ma vedıamo ıl tutto dalla porta a vetrı...perché é chıusa! sı vede che ormaı sıamo entratı nella mentalıta' del luogo perché cı dıcıamo: ok, gırıamole ıntorno.
E' cosi che, all'ombra dı un albero, davantı a qualche tazza dı caj, trovıamo ıl bıglıettaıo, due polızıottı e qualche amıco. Insomma, non c'erano trenı né passeggerı, perché starsene al chıuso????
Ovvıamente nessuno parla ınglese, ma ıntanto cı fanno sedere all'ombra e cercano dı capıre ıl problema. A gestı cı spıeghıamo...ınsomma, venerdİ, dalla stazıone fantasma dı Van, dovrebbe passare ıl nostro treno.
Ma Van non é stato solo questo...é stato anche sentırsı chıedere, appena scesı dalla macchına, da dove venıvamo. E avere l'ımpressıone che la domanda fosse posta solo per poter affermare, pıcchıandosı sul petto "I...Kurdısh".
martedì 17 agosto 2010
Tra Turchia ed Armenia
Insomma, una vera emozione!
E poi lungo la strada abbiamo anche incontrato le nostre prime yurte...l'Asia centrale sembra sempre pıu' vicina!
Ora aspettiamo lo sparo di cannone che segna la fine di questa giornata di Ramazan per concederci fınalmente una meritata cena!
lunedì 16 agosto 2010
lavorı ın corso
Questa é la poesıa, poı c'é la dura realta' per noı turıstı dı pıanura padana...quı ın turchıa hanno uno strano modo dı rıfare le strade. ovvero: non lascıano nulla della strada che ıntendono allargare/rıasfaltare/aggıustare. La rendono, semplıcemente, per km e km una strada sterrata.
E poı ınızıa a pıovere, e dopo un'oretta dı strada sterrata ın compagnıa solo dı scavatrıcı che mentre passı abbattano la montagna e camıons che tı lavano con le pozzanghere...beh, allora la famosa pazıenza del pazıente cındo trova ıl suo lımıte, e sı arrıva all'ımproperıo. Neı confrontı dı tutto e tuttı, dall'operaıo che non lavora ın fretta, allo Stato che permette tale dısordıne; e poı sı passa al "ho voglıa dı pıcchıare qualcuno, ora scendo".
Insomma, ıl cındo furıoso che rıcordate.
Alla fıne sıamo arrıvatı a Kars. Nulla a che fare con Neve dı Pamuk, tranquıllı.
domenica 15 agosto 2010
Verso Oriente
Sara' poi frutto della nostra suggestione, ma ogni tanto per strada iniziano a vedersi facce con gli occhi un po' a mandorla...!
Domani, se tutto prosegue come da programma (e da prenotazioni on line) ritiriamo la vettura noleggiata e partiamo per Kars, la citta' dove Pamuk ha ambientato il suo ''Neve'', per poi visitare le rovine dell'antıca cıtta' di Ani, capitale del Regno della Grande Armenia.
Allora a domani.
venerdì 13 agosto 2010
istanbul - cominciamo bene
Ierı sıamo uscıtı dı casa alle 12.30 e l'aereo, dopo ıspezıonı, casını e temporalı é partıto alle 22.30. Alla fıne, siamo arrivati ın Turchia, aereoporto deı volı low cost, 60 km da Istanbul. Solo che - ımmagınatevı Malpensa alle 3 dı notte - un pullman dı lınea ha aspettato ıl nostro arrıvo e cı ha portatı ın p.za Taksım.
Intanto, avevamo conoscıuto due sımpatici venezıani e abbıamo passato ıl tempo a chıaccherare, non senza rımanere sbigottıtı dalla nebbıa, creata dall'afa, che ci ha accompagnatı lungo ıl tragıtto sulle strade deserte dı Istanbul.
Sbarcati dal bus prıma tıpıca-cazzata-delcindo-edellafra: sı rısparmıa sul taxı e cı sı ıncammına a pıedı...tanto sono due passı, non vale la pena. Mezz'ora dı strada, alle 4 del mattıno, zaını ın spalla, con un'afa che lava. Non ımpareremo maı.
Ovvıamente, la nostra camera ın ostello (al World House Hostel, trovato sulla Lonely), aveva ıl condizionatore rotto...in compenso cı hanno munito dı uno splendido ventilatore a pıantana, rumoroso ma che fa ıl suo dovere!
La giornata e' andata decısamente meglıo...prima di tutto abbiamo recuperato gli agognati biglietti del treno per Tehran e, graditissima sorpresa, nonostante ci avessero detto che non era possibile, la nostra agenzıa (Turista Travel) ci ha acquıstato i bıgliettı con partenza dırettamente da Van ıl 20 agosto!
Sbrıgate le ıncombenze ''tecnıche'', fınalmente abbıamo potuto visitare nuovamente la Sublime Porta (...sempre Istanbul!), nonostante la persıstente afa amazzonica (pare che la temperatura percepıta, oggı, fosse dı 47 gradı).
Sıamo statı all'Aghya Sofıa, dı cuı non é ancora fınıto ıl restauro (ma quanto cı mettono????), ma é sempre bella, poı abbıamo vınto la nostra quotıdıana guerra contro la taccagnıte e sıamo entratı al Topkapi. Poı un po' dı bazar e un tentatıvo alla Sulemanye Camıı, ıl capolavoro del grande Sınan, come dıce ıl colto cındo. Chıusa per restaurı. L'ha patıta.
Cı ımbuchıamo allora alla Rustem Pasa, una pıccola moschea...nello stare lı' sedutı, un po' presı dalla spırıtualıta' del luogo e un po' parlando della cena, capıscı un poco il ruolo dı luogo dı accoglıenza, rıparo, pace nel caos, occasıone dı convıvıalıta' che hanno ancora le moschee neı paesı mussulmani.
Aperıtıvo sul Bosforo, mentre alle 20.16 ıl muezın proclama la fıne del prımo venerdı' dı ramadan, fınalmente si e' levata un po' dı arıa e inızı solo a desıderare dı andare un po' pıu' in la', verso est...
giovedì 12 agosto 2010
Si parte!
Alle 13,02 un trenino ci porterà a milano e di lì, con la "maggica" navetta, arriveremo a Malpensa dove ci aspetta l'aereo per Istanbul (partenza ore 18,25).
Finalmente si parte. Dopo mesi di preparativi sembrava non dover più arrivare questo momento ed invece...adesso metteremo alla prova la nostra mmitica organizzazione. Già domani, infatti, dovremmo ritirare il biglietto del treno per Tehran presso l'agenzia turca cui ci siamo appoggiati (Turista Travel) e sabato, invece, verificheremo se esiste davvero la nostra prenotazione sul bus (compagnia Esadas) che in 18 ore di viaggio notturno ci porterà fino ad Erzurum, cuore dell'Anatolia orientale. In mezzo, avremo un giorno e mezzo per rivedere, a distanza di 5 anni, Istanbul, la Porta d'Oriente, punto d'arrivo delle merci, ivi compresa la seta, che dall'Estremo oriente, attraversando i deserti dell'Asia Centrale (che non non ci faremo certo mancare), giungevano poi sui mercati europei, col tramite dei commericnati veneziani. Ne approfitteremo quindi per rivedere, nel poco tempo a disposizione, alcuni gioielli come Aya Sofia, San Salvatore in Chora (forse), la Suleymniye Camii (se ultimato il lungo restauro) e per visitare per la prima volta il Topkapi Saray (salvo nuovi attacchi di taccagnite...).
Adesso vado a dedicarmi agli ultimi preparativi, tanto domani sera dovremmo riuscire a scrivere il primo post turco del nostro viaggio!
Ed allora, come si dice in Turchia, "Gule Gule" ovvero "sorridi, sorridi", l'augurio che accompagna i viaggiatori!
martedì 10 agosto 2010
in partenza
l'ultimo periodo è stato abbastanza terribile, fra bisticci e ansie. forse passerà tutto al primo muezzin, venerdì mattina. già, perchè noi si è deciso di anticipare di un giorno la partenza, vivremo con più calma istanbul.
tanto che ci stiamo a fare qui? io solo a incazzarmi con i clienti che non pagano, e cindo a calcolare l'ora legale in turkmenistan. tanto vale andare.
ultimi dettagli:
letture di viaggio
per cindo: il Milione di Marco Polo e le poesie mistiche di Rumi
per lafra: Le mille e una notte, se si decide a comprarlo.
zaini
per cindo da 80 L.
per lafra da 40 (a qualcosa bisognerà rinunciare, e per il resto si dovrà chiedere ospitalità al prode compagno)
e per il resto?
io, lafra, ho paura.e tanta voglia. credo che cindo sottoscriverebbe.
(ma sono certa che una stella cadente è passata al momento giusto...)
lunedì 9 agosto 2010
preparativi - gita di allenamento
ma oggi a noi due fanno male tutti i muscoletti dalle chiappe in giù!
giovedì 5 agosto 2010
poesie
Scriveva, nel 1200, preghiere-poesie di altissimo misticismo, come una che recita:
E, infine, mi fissai lo sguardo nel cuore, ed ecco, là io Lo vidi
in nessun altro luogo che là Egli era!
E, per vero, così perplesso, stupefatto ed ebbro ne fui che un
atomo solo dell'essere mio più non si vide. Io più non ero.
sarà per mia ignoranza, ma non ho trovato mai nella letteratura cristiana una descrizione tanto precisa e sintetica di quell'attimo meraviglioso in cui scopri che Lui è in te...
E poi c'è OMAR KHAYYAM, vissuto in Persia nell'XI secolo. Scriveva:
O cuore non ti prenda dolore di questo mondo consunto:
Tu non sei cosa vana, di vani dolori non prenderti cura.
Poichè ciò ch'è stato è passato, e ciò che non è non è ancora,
Vivi felice, e non ti afferri tristezza di quel che non è, non è stato.
ma ora è ignorato nelle scuole iraniane perchè godurioso bevitore, tanto da scrivere quartine come questa, rivolta ad un pio bacchettone che cercava di convertirlo all'astinenza da alcool:
Non bevo vino, non perchè sia troppo avaro,
nè perchè m'affligga vergogna, nè perchè tema l'ebbrezza
vino bevo soltanto quando sono felice:
ora che tu mi stai noioso da presso, vino non bevo.
mercoledì 4 agosto 2010
...sì, sono stressato!
martedì 3 agosto 2010
stress da viaggio
questa è una cosa che ti scegli e quindi sono cavoli tuoi.
però si sappia: siamo stressatissimi. in particolare cindo, la grande mente del viaggio. se lo sogna di notte ormai da mesi, e non riesce a leggere nulla che non parli di iran, architettura selgiucchide o vie carovaniere. cerca di contagiarmi con la sua ansia, parlandomi dei rischi possibili, dei mezzi che potremmo perdere e dei documenti che ancora ci mancano.
lui è così: quando fa una cosa la fa fin troppo bene, è uno "che si fissa", come la maggior parte degli uomini, sarà per questo che per tanti anni ha sempre delegato a me ogni preparativo di viaggio.
a me, sinceramente, ci sono due cose che preoccupano: il vestiario in Iran, e il caldo connesso, e dove piazzare i due gatti, Vincent e Theo, per così tanti giorni. e il muso che ci terranno al ritorno.
non che sia meno stressata del mio compagno: questi due pensieri bastano e avanzano a togliermi il sonno...
domenica 1 agosto 2010
preparativi - in fatto di salute
Per tutti si porta: tanta enterogermina, stopper (un composto a base di argilla blocca-caghetta), amuchina, polase.
Per la fra si porteranno: imodium, bimixin, tachipirina, fargan.
L'omeopata di cindo gli ha consigliato alcuni "rimedi d'urgenza", quali: aconitum, arnica, ledum palustre, apis, hypericum, belladonna, bryonia, chamomilla, drosera, eupatorium, arnica, histaminum, calendula, mercurius solubilis, nux vomica, pulsatilla, rhus toxicodendron plantago major. Il tutto senza specificare come e quando prenderli. Comodo comodo, insomma.
infine, solo per scaramanzia, facciamo anche l'assicurazione sanitaria. con europ-assistance, a 98 € a testa.
nulla di quanto sopra ci rasserena granchè, sia chiaro.
lunedì 26 luglio 2010
preparativi - prenotazioni degli alberghi
altro sistema, simile, è quello di riempire i form che trovi sparsi nei siti degli alberghi. mi sono ridotta a compilarne "a intuito" in turco. ma non basta.
infine, la disperazione: internet point e via di telefonate. mi fa impazzire, e cindo lo sa.
l'inglese al telefono è un casino. nella cabina di un internet point accaldato e puzzolente, magari conversando con un iraniano che non capisci se non ti capisce o non vuole, data la tua vocina da femminuccia occidentale, e allora attacchi a parlare di un husband che viaggia con te, ma che - diamine - ha studiato francese a scuola,e quando i suoi genitori l'hanno mandato alle vacanze-studio in inghilterra aveva tutt'altro a cui pensare, e alla fine cade la linea, allora decidi che è il momento di dare sfogo alla tua frustazione.
anche se l'amico cello, alla sera, ti dice ma perchè prenotate? si va lì, si annusa l'aria, un materasso lo si trova sempre. io l'ho sempre trovato, a maggior ragione nelle città sante.
cello, tesoro, sono una femminuccia e tendenzialmente voglio il cesso in stanza, oltre a una porta dietro a cui richiudermi, ti verrebbe da rispondere. ma ti limiti a chiedergli di accompagnarti all'internet point la prossima volta, e recitare la parte del tuo husband.
insomma, questi i risultati ad oggi:
ISTANBUL, siamo al world house hostel, prenotato con hostelbooking.com, 50 € la stanza
ERZURUM, prenotato telefonicamente il Yeni Ornek, 55LT
KARS, al tel. Gunguren Hotel, 70LT
VAN, al tel. Buyuk Asur Oteli, 90LT
TEHERAN, al tel. Hafez Hotel, ??
SAMARCANDA, via mail, Antica B&B, 60 €
a guardare così, su 25 giorni di viaggio, ci manca qualche tassello...
giovedì 22 luglio 2010
preparativi - bibles
in verità, non si tratta di una fede, ma di un rapporto di amore/odio. un giorno ti sembrano lo scrigno che contiene ogni risposta alle domande più assurde, anche in merito alla luna del cameriere del bar in cui sorseggi un caffè, il giorno dopo sembrano delle perfide traditrici, capaci di lasciarti proprio là dove erano indispensabili.
scrivo di loro perchè le guide di Turchia (ed. 2007), Iran (ed. 2008) e Asia centrale (ed. 2008) della Lonely planet saranno le uniche nostre compagne di viaggio.
non è perfetto, lo so. molti storceranno il naso.
in fondo, ogni guida è come una lente, che deforma ciò che vedi o che, meglio, ti lascia osservare solo "alcune cose", uniformando lo sguardo di viaggiatori di tutto il mondo, che si ritrovano (vergognandosene) nel più nascosto ristorantino della medina di fes e vedono che - intorno a loro - i commensali sfogliano proprio quello che ha portato te lì, la stessa guida che ti ha illuso di finire nel posticino introvabile e "frequentato da gente del luogo".
l'amico cello dice, infatti, che si viaggia senza guida, ascoltando i pareri dei locali e degli altri viaggiatori, sbagliando e ritornando sui propri passi, senza fretta. quanto ha ragione.
io e cindo siamo due viaggiatori di pianura padana, senza di loro ci sentiremmo persi.
non è cool, ma noi non siamo mai cool: perchè dovremmo esserlo proprio nella scelta dell'albergo di van?
mercoledì 21 luglio 2010
a regola
si parte il 13 agosto e si arriva la sera a istanbul, alle 16.00 del giorno dopo partiamo col pulman della comagnia Esadas (biglietto già comprato sul sito http://eticket.ipektr.com/firms_35/Default.aspx, costo a crapa: 71,25 LT) e dopo 18 h. arriviamo a erzurum. da lì, noleggiata l'auto, si va a kars.
Nei giorni successivi, vediamo la zona che confina con l'armenia (ani) e poi scendiamo nel kurdistan turco (dogubayazit e van).
venerdì 20 passa da van l'unico treno settimanale che porta in iran. dobbiamo riuscire a prenderlo, anche se non sappiamo ancora come acquistare i biglietti.
arrivati a teheran, ci trascorreremo due notti, e poi andremo a ishfahan, forse in giornata a yazd e poi mashhad.
il 29 agosto abbiamo l'appuntamento in frontiera con la guida turkmena che ci porterà, nei tre giorni successivi, ad ashgabat e a merv (guida trovata - forse - con l'agenzia stelle d'oriente, costo per una persona per tre giorni: 479 $, argh).
infine, passeremo qualche giorno a bukhara, per poi trascorrere le ultime tre notti a samarcanda e ripartire da tashkent il 7 settembre.
detto così sembra tutto chiaro, oltre che abbastanza palloso, lo so.
mi sembrava giusto elencare il tragitto del nostro viaggio, in modo che più o meno, chi legge, possa condividere quel filo sottile su cui io e cindo ci spostiamo da mesi, aggiustando una coincidenza, aggiungendo una notte o togliendo un nodo.
in fondo, è vero, sembra tanto sbattimento per poco. ma forse ogni viaggio è così: quando lo vedi da lontano sembra un filo teso e solitario, fin inutile, nei mille pensieri di una vita già complicata. più ti avvicini più sogni le mani che l'hanno dipanato, filato, tinto. e non vedi l'ora di essere tu a raccogliere la matassa e seguirlo, là dove ti porta...
lunedì 19 luglio 2010
l'inizio
forse con un buono libri regalatomi dalla zia rosi per un compleanno di due anni fa. Io e cindo siamo andati alla feltrinelli a spenderlo e lui m'ha detto "compriamo la guida dell'asia centrale...vorrei iniziare a pensare al viaggio a samarcanda" e io gli ho detto di sicuro "porta sfiga comprare la guida del viaggio prima dei biglietti aerei, poi non ci si va", e ho pensato "figurarsi, a samarcanda".
o forse è iniziato ancora prima, quando gli ho detto che nella vita in due posti dovevo andare: timbuctù e samarcanda. e lui deve aver pensato: "meglio samarcanda, che non posso fare le vaccinazioni e in africa non è il caso di andare".
o forse è iniziato con samarcanda di vecchioni, o con il milione di marco polo. oppure con qualche documentario sulle vie carovaniere. chissà.
fatto sta che ora si parte, ed è davvero solo l'inizio.
da istanbul a samarcanda. inshallah.
a pechino chissà quando. inshallah.