giovedì 2 settembre 2010

Bukhara, l'oasi

E' stato proprio cosi': abbiamo passato il deserto e ne siamo usciti.
siamo entrati in bukhara con una sete pazzesca. Il deserto turkmeno, anche se attraversato in macchina, ci aveva stancati e disidratati. Tutti i giorni prima avevano segnato il passo, ci avevano misurato con persone e usanze inaspettate.
Poi l'oasi, da sempre: Bukhara.
I bambini che odorano il pane fresco e lo portano a casa saltellando. La musica. Il vino. Le donne vestite colorate. Le donne che cantano, ballano, inscenano spettacoli di marionette. Bere quando hai sete. Fermarti in una moschea a lungo, per dipingerla. Osservare gli studenti di una scuola coranica, e trovarli allegri e muscolosi.
Perdersi nei vicoli, e non avere paura di nulla. Sorridere agli uomini, solo perche' ti va.
E poi la bellezza (ma questa non e' mai mancata lungo il nostro cammino) del minareto e della moschea kalon, dei suzani e delle madrase.
"non e' poi cosi' lontana samarcanda"...percepisci che samarcanda e' solo un luogo della mente, la ragione di andare.
Perche', altrimenti, non ci sarebbe motivo alcuno per uscire da Bukhara.

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