martedì 31 agosto 2010

Nuove capitali, antiche carovaniere

Oggi siamo finalmente arrivati in Uzbekistan, a Bukhara. E per festeggiare l'avvenimento, una bella degustazione di vini locali!
Ma il presente post lo devo dedicare al Turkmenistan, per rigore filologico!
Cominciamo dall'inizio, l'arrivo alla frontiera.
Come gia' detto, mentre la Lonely - per la quale il Turkmenistan era un po' la Corea del nord dell'Asia Centrale - ed il nostro ministero degli esteri escludevano che si potesse ottenere un visto turistico in frontiera, di diverso avviso era la nostra agenzia...e per fortuna ha avuto ragione quest'ultima! E cosi', dopo i soliti convenevoli con i doganieri locali - "Ah, Italiani, Gattuso, Mafia, Toto Cutugno!" - siamo entrati nel paese. Trattandosi comunque di una frontiera piuttosto particolare, i nostri compagni di viaggio non erano da meno...con noi, infatti, sono entrati tre ragazzotti svizzeri provenienti dall'Iran, un giovane ingegnere francesce che vive e lavora ad Asghabat per conto della ditta appaltatrice dei piu' importanti lavori edili del paese ed un tedesco che parla quattro lingue, tra cui l'italiano, e che sta facendo il giro del mondo in bici..un gruppo proprio ben assortito!
La prima immagine del Turkmenistan e' stata quindi la sua capitale, Asghabat. La citta', distrutta interamente da un terremoto nel 1948 e ricostruita dai sovietici nel loro inconfondibile stile architettonico ed urbanistico, oggi e' il frutto dell'instancabile opera costruttiva del suo precedente presidente, Nyazov, padre padrone dell'intero paese (autoproclamatosi Turkembashi ovvero padre di tutti i turkmeni ed autore di un libro, materia di studio scolastico, in cui ripercorre in chiave nazionalista l'intera storia nazionale...!), il quale ha voluto dar vita ad una capitale modello Las Vegas, tutta marmi bianchi e cupole dorate oltre agli immancabili kitchissimi momumenti celebrativi di questa o quell'altra data. Per fortuna, a dare un po' di colore al tutto, i lunghi e coloratissimi vestiti delle donne turkmene, come uscite da un film di Wong Kar-way!
Ieri ci siamo quindi spostati ad est, attraversando chilometri di steppa punteggiati da dromedari al pascolo, per fare tappa nella citta' di Mary, vero e proprio avamposto di frontiera sovietico. Classici vialoni, parchi alberati e monumenti commemorativi caratterizzati da una architettura  che spazia dal neoclassico al grigio palazzone alveare. In compenso, di ritorno dalla cena, abbiamo potuto assistere, in un parchetto appositamente attrezzato, ad una partita di scacchi tra "campioni" indigeni: un susseguirsi di mosse e contromosse in cui nessun pezzo veniva mai sacrificato alla strategia, finalizzata ad accerchiare l'avversario e costringerlo alla resa...dopo aver battuto il "campione" turco a Van mi sono astenuto dal dare lezioni anche in terra turkmena...!
Stamani, infine, dopo una sveglia all'alba, abbiamo visitato i resti dell'antica citta' di Merw, mitica citta' carovaniera sulla via della seta, devastata dalle orde di Gengis Khan...un vero spettacolo, anche se la scena piu' impagabile di tutte ce l'ha regalata una ordinatissima colonna di dromedari che, liberi e pacifici, ci si sono parati davanti, nel bel mezzo del sito archeologico, attraversandolo con calma...una antica carovana rimasta senza i suoi "nocchieri" e smarritasi nel mare di sabbia e nel tempo!
Ultima nota sul Turkmenistan.
Benche' si tratti di un posto assurdo sotto svariati aspetti, per noi ha voluto soprattutto dire: fine dell'obbligo per la Fra di girare velata e di indossare vestiti lunghi; per me, fine del divieto di bere alcolici; per entrambi, termine anticipato del Ramazan!

lunedì 30 agosto 2010

ultime dall'iran

abbiamo lasciato l'iran ieri, e gia' ci manca.

non si capisce il perche', in fondo solo isfahan e' una citta' meravigliosa,
fra quelle viste. yazd bella, teheran e mashad faticose.

probabilmente ci mancano gli iraniani.

come faremo anche con il turkmenistan, ora che ne siamo fuori, vorremmo
aggiungere qualcosa di cui non abbiamo ancora parlato.

beh, intanto di politica. non capiamo perche', ma tutti quelli - giovani e
vecchi - con cui abbiamo scambiato due parole hanno sentito il bisogno di
esprimere il loro dissenso rispetto all'attuale governo di Ahmadinejad. C'e'
stato chi ci ha detto che e' un pazzo, e l'ha preso in giro. Chi ha detto di
aver paura, perche' davvero sta preparando la bomba atomica. Chi si e' limitato
a contestare i risultati delle ultime elezioni. I ragazzi hanno detto che se ne
volevano andare e di non aver piu' fiducia che il loro paese possa cambiare.

Qualcuno, piu' anziano, ha osato criticare anche Khomeini, dicendo che e'
stata tutta colpa sua, e che prima c'era piu' liberta' e qualcun'altro ha fatto
il nome di Neda, la ragazza uccisa nelle proteste dell'anno scorso e divenuta
il simbolo dell'oppressione.

Dicevamo, ci ha colpito molto, perche' ci vuole un gran coraggio, e
un'insopportabile esasperazione. Crediamo che sia stato preponderante il
desiderio, ben radicato in un popolo di cosi' antica tradizione e cultura, di
dire: io non ci sto. io non sono come loro.

Per esemplificare, e' stato molto toccante il discorso che ci ha fatto un
nostro coetaneo di Isfahan, che ci ha spiagato come non sopporti il fatto che
la musica sia vietata nei locali pubblici. Ci ha narrato della lunga tradizione
di canzoni che si sta perdendo per sempre, dimenticata, e del fatto che cio'
non possa essere sopperito dalle feste private. "Non possiamo piu' ballare,
ridere e fare festa. Questo non e' giusto".

E poi due parole sulle donne. Non ho capito granche' del diritto vigente. Pare
sia legale la poligamia, la lapidazione, che l'adulterio, solo femminile, sia
reato. Di fatto, ho visto molte piu' donne al lavoro in Iran che in Turchia.

Vorrei limitarmi a dire una cosa piccola, ma che ho provato su di me: la
questione dei vestiti. Io non ho nulla in contrario all'hejab, che copre la
testa ma non il volto. E di per se' non e' stato nemmeno terribile indossare
maniche e pantaloni lunghi tutto il tempo. Cio' che e' inconcepibile e' che sia
imposto, e -credo ancor di piu'- che venga giustificato "nell'interesse delle
donne", per tutelarle dalle molestie degli uomini. E' lo stesso motivo per cui,
sui mezzi pubblici, le donne viaggiano in fondo alla carrozza.

Al contrario, tale spiagazione giustifica la molestia verso chi non si
sottopone a tali regole. Oltre al fatto che da' per scontata una violenza
(quella degli uomini sulle donne) che deve sparire, non essere tacitata con
ulteriori costrizioni a danno delle donne.

D'altronde, per entrambi i discorsi, emerge la grande contraddizione che
avvolge l'intero paese, e che, forse, concorre a renderlo cose'
affascinante...

certo, a farcelo amare e' stata la squisitezza dei piccoli gesti degli
iraniani.

Ieri mattina ci siamo alzati alle 6, per farci portare da un autista alla
frontiera con il turkmenistan.Alle 9, lungo una salita, di fronte alla steppa,
il nostro signore - pelle scura e baffi bianchi - accosta la macchina ed estrae
dal bagagliaio il the e i biscotti per farci fare colazione. La piu' bella
colazione per il giorno del compleanno!
p.s. grazie a tutti per gli auguri, mi hanno fatto un piacere infinito!!!

sabato 28 agosto 2010

Mashad

A Mashad si trova la tomba dell`Imam Reza, unico dei dodici imam - che per gli sciiti sono i soli legittimi discendenti di Maometto e che costituiscono quindi l`oggetto del contendere e la causa dello scisma con i sunniti - sepolto in terra di Iran. Si puo` quindi facilmente immaginare il "fervore'" religioso che pervade questa che e' anche la seconda citta' iraniana per numero di abitanti.
Peraltro, a parte l'Haram (il mausoleo dell'Imam Reza) - che definirei piu' pacchiano che bello -, non c'e' molto altro da vedere o fare. Ma da qui, antica capitale del Korasan, mitica provincia orientale da sempre contesa trai  persiani e gli imperi via via confinanti, passava la via della seta, con direzione Merv nell'odierno Turkmenistan. Non potevamo quindi sottrarci dal venire qui. E che si tratti di una terra di confine lo si intuisce bene guardando i volti e gli indumenti dei passanti che, al di la' dei pellegrini, tradiscono origini afgane, turkmene e centro asiatiche in genere. La sosta in citta' ha quindi ridato "ordine filologico" al nostro peregrinare anche se, a ben pensarci, Isfahan non era poi cosi' "scentrata". Di li', infatti, era comunque passato Marco Polo e, poi, sempre di li' passava una importante via commerciale che, durante il regno dei Safavidi, attraversava la Persia da nord a sud per ricongiungersi poi, proprio a Mashad, con la classica via della seta. Ed infatti la strada che da Isfahan va a Yadz e' costeggiata (ogni 30km circa) da antichi caravanserragli piu' o meno conservati!
E cosi', se tutto va come programmato, domani mattina una macchina con autista - che lusso! - dovrebbe portarci al confine con il Turkmenistan dove, sempre che vada tutto bene, ci attende un'altra vettura per portarci ad Asghabat. Speriamo che l'Imam Reza, la cui tomba e' stata "visitata" da lafra - con la sua solita faccia tosta, visto che il luogo sarebbe vietato ai non mussulmani...! -, vegli su di noi...!
ps. la lonely dice che l'unica regione dell'Asia Centrale ove e ' praticamente impossibile connettersi e' proprio il Turkmenistan. Se cosi' sara' davvero, potremo farci sentire soltanto tra un paio di giorni, al nostro arrivo in Uzbekistan!

venerdì 27 agosto 2010

in pellegrinaggio

andare in Turkmenistan passando da Mashhad e' un po' come andare in Spagna passando da Lourdes.
Si puo' fare, ma forse ti sentirai un po' fuori luogo.
Cosi', io e l'agnostico cindo.
Ieri sera ci siamo imbarcati su un treno a Ishfahan che sembrava carico solo di chador. Il mio solito abbigliamento, sandali da trekking, vestiti lunghi sul marrone e coraggiosissimo rusari (sciarpa intorno alla testa) color ciclamino, insieme ai nostri zainoni, fanno a pugni con tutto il nero che ci circonda.
Ma subito veniamo rinfrancati da una meravigliosa falla nel ramadan iraniano, gia' riscontrata precedentemente: il ramadan non vale per chi viaggia!
e' pazzesco: in iran e' impossibile trovare un locale aperto, anche solo per un the, prima del tramonto, e molti ristoranti restano chiusi tutto il mese, ma se solo poggi le chiappe su un bus o un treno diretti fuori citta' puoi strafogarti quanto vuoi. e con che gusto!!
poi, al di la' dell'ortodossia sciita dei due italiani e dell'abbigliamento pietoso della donna, come si puo' non provare curiosita' e tenerezza per due che hanno quelle facce da disperati? e quindi, via di offerte di cibo, scambi di opinioni, foto di gruppo.
siamo diventati il diversivo della carrozza n. 5!
devo dire che la cosa e' stata reciproca...i nostri compagni di cuccetta, un'anziana coppia, viaggiavano con due piccioni in una scatola, un altro signore ci ha squadernato le foto di ragazze seminude che aveva sul cellulare e una anziana signora ha fatto confessione di amore per il whisky.
insomma, ora siamo a Mashhad, e pare di essere in un qualunque luogo di pellegrinaggi cattolici: molti gadget religiosi, gente che corre all'Haram, albergoni da torpedoni.
Non abbiamo ancora osato avvicinarci al santuario, intanto perche' la fra dovra' recuperare un chador, e poi perche' il cindo ancora non se la sente.
Abbiamo ancora domani...poi, dritti nel folle Turkmenistan!

giovedì 26 agosto 2010

La meta` del mondo

Isfahan e` davvero ``la meta` del mondo`` per le bellezze architettoniche che possiede. La splendida Meydan-e Imam (Piazza Imam) - la seconda piu` grande al mondo dopo  Tianammen - su cui si affacciano due veri gioielli dell`architettura safavide, la moschea dell`Iman e la moschea dello sceicco Lotfollah, con le loro cupole perfette, rivestite di splendide piastrelle azzurre ed ocra che, con i loro lucidi colori, rappresentano il cielo e la terra, indissolubilmente mischiati come in una visione mistica. Ma anche i suoi palazzi imperiali, dove i vuoti sono usati per disegnare lo spazio, i suoi ponti sullo Zayandeh e la sua moschea del venerdi` in cui si fondono 800 anni di stili archittetonici (dai selguichidi ai safavidi passando per i mongoli). Ed ancora il suo quartiere armeno (Nuova Jolfa) dove puoi trovare, all`interno della chiesa di Vank, un piccolo museo messo li` per ricordarti il genocidio di un popolo, un milione e mezzo di persone sistematicamente e preordinatamente eliminate in tutta la Turchia, chiese distrutte od abbandonate a se stesse perche` non rimanesse segno visibile di quella presenza. Ma lo splendore della citta` sta anche nella grande ospitalita` e disponibilita` dei suoi abitanti e nella goia di vivere con cui, al tramonto, si riversano sui prati attorno al fiume o nella piazza a bere, fumare e giocare a carte.
E` tutto l`Iran centrale, pero`, a riservare incredibili sorprese. Ieri, accompagnati dal nostro gentilissimo albergatore, abbiamo attraversato il deserto iraniano per raggiungere la citta` di Yadz. E cosi`, dopo piu` di tre ore di macchina - ed una breve sosta nella cittadina di Na`in per vedere la sua antichissima moschea -, abbiamo raggiunto la nostra meta, con le sue costruzioni in fango e paglia, i suoi vicoli coperti per proteggere il passante dal sole del deserto, i suoi giardini sorti attorno a vasche d`acqua e nascosti da alte mura, i suoi chilometrici qanat (canali scavati nella dura roccia per portare fin qui l`acqua dalle circostanti montagne) e le sue badgir (``torri del vento`` impiegate per canalizzare nelle case l`aria fresca e far uscire quella calda), la sua moschea del venerdi`, costruita sotto la dinastia mongola degli Ilkanidi mischiando elementi architettonici persiani e mongoli, con il suo svettante portale d`ingresso interamente piastrellato ed incorniciato da una coppia di eleganti minareti. Senza dimenticare poi che questa citta`, forse il piu` antico insediamento umano del mondo, e` ancora oggi sede di una attiva comunita` zoroastriana, questa si` la piu` antica religione monoteista, con il suio tempio del fuoco e le sue torri del silenzio, luoghi ove si abbandonavano i corpi dei defunti perche` venissero spolpati dagli uccelli e non inquinassero la terra con la loro sepoltura.
Insomma, andarsene da qui e` piu` difficile di quanto potessimo immaginarci...ma Samarcanda ci attende!
E quindi stasera si parte in treno per Mashad, la prima citta` santa dell`Iran.
Khoda hafez (l`equivalente ``farsi`` del turco gule gule)!

tommi ai mondiali!

non c'entra niente ma ve lo devo dire: mio fratello tommaso va ai mondiali di corsa in montagna che si tengono il mese prossimo in slovenia!!!!!
evviva!

martedì 24 agosto 2010

iraniani bella gente

Ishfahan e' una citta' meravigliosa e, oserei direi, assolutamente imperdibile.
Il vero motivo del nostro entusiasmo di oggi, pero', non e' la bellezza delle sue moschee.
Ma la gente. Io non so se e' il turismo di massa che rovina i popoli. O la ricchezza in generale.
Ma - vi assicuro - la roba pazzesca e' che qui lo straniero e' visto con enorme curiosita' e rispetto, nessun sospetto. Ne' quella fastidiosa sensazione che si prova in altri paesi piu' poveri dell'europa, ovvero di essere considerato un salvadanaio con le gambe.
Non so dire quanta gente ci ha salutato oggi, e quanti ci hanno fermati per sapere chi eravamo, da dove venivamo e cosa pensavamo del loro paese. Quanti, vedendoci piegati sulla  cartina, ci hanno chiesto se avevamo bisogno di aiuto.
C'e' stato chi ci ha invitato a cena a casa sua, chi ha voluto una foto con noi e chi voleva solo esercitarsi con l'inglese.
La popolazione e' giovanissima, i turisti davvero pochissimi, e fondamentalmente c'e' un'enorme curiosita' di conoscere cosa sta fuori da questo paese e quale idea il mondo ha dell'iran, anche se nessuno, qui, a differenza che sul treno, si e'sbilanciato parlando del governo.
Insomma, abbiamo capito la regola principe dell'iran, valida anche con i vecchietti che non parlano inglese: loro ti guardano, tu sorridi. Riceverai sicuramente un sorriso in risposta e, a volte, tutto il mondo che ci sta dietro.

lunedì 23 agosto 2010

...il traffico!

Tehran, con i suoi 15 milioni di abitanti ed oltre (la settimana citta` al mondo per dimensione), e` difficile da affrontare, sotto diversi punti di vista, soprattutto in pieno Ramazan!
Innanzitutto, la citta` e` affetta da una vera piaga: il traffico!
E non solo le vie sono invase di mezzi a motore, di norma tanto vetusti che un euro 0 non sfigurerebbe affatto, ma soprattutto scordatevi il codice della strada. Qui infatti vigono altre regole. Piu` precisamente:
si puo` e, anzi, e` preferibile passare con il rosso ed andare contromano;
le moto possono/devono passare sui marciapiedi;
la segnaletica orrizzontale e` una mera decorazione dell`asfalto;
i pedoni andrebbero evitati perche` altrimenti si ammacca la carrozzeria.
Cio` nonostante il fiume motorizzato riesce a scorrere fluidamente, con meno intoppi ed incidenti di quelli che ci si potrebbe aspettare!
Con un traffico simile e` ovvio che la citta` sia terribilmente inquinata. Cosi` gli abitanti, appenna possono, fuggono sui monti circostanti. E si`, perche` alla periferia nord di Tehran, facilmente raggiungibile con la metro, vi sono vere e proprie montagne che salgono fino a quasi 4000 metri. Allora anche noi, dopo aver visitato un paio di gallerie d`arte (tanto per tenerci informati sulla nouvelle vague iraniana...!!!), abbiamo cercato refrigerio a Darband, lungo un vero e proprio sentierino di montagna che costeggia un ruscello, tra coppiette in intimita` e signori che, in barba al digiuno, organizzavano piccoli pic-nic. Tutto attorno carinissime sale da the, ovviamente chiuse fino alla fine del Ramazan!
In citta`, invece, i ristoranti parevano tutti chiusi addirittura per l`intero mese, cosi` per nutrirci abbiamo dovuto rifugiarci in un ristorante armeno, a fianco dell`ambasciata russa. Un posto da film di spionaggio, frequentato soltanto da stranieri e personale dell`ambasciata  (qui i mussulmani non possono entrare per ordine del governo) e dove le donne non devono indossare il velo. Ed accanto a noi, una tavolata di russi che bevevano vino rosso, da loro portato in bottiglie di plastica della coca cola...pazzesco!...soprattutto se si pensa alla citta` dove eravamo!
Oggi comunque abbiamo abbandonato la capitale, con tutti i sui chiari ed i suoi scuri, e ci siamo spostati ad Isfahan, l`antica capitale Safavide, detta ``La meta` del mondo`` per la bellezza delle sue moschee e dei suoi palazzi!

domenica 22 agosto 2010

no man's land

La nostra zona di confine fra turchia e iran e' iniziata all'arrivo in stazione a Van, alle ore 18.10. Stazione abitata dai tipi di cui al precedente post, forse un po' stupiti di vederci arrivare cosi' presto. E quanto avevano ragione!
Restiamo li', fra un piatto di frutta regalato dal poliziotto piu' sorridente che abbia mai visto, due chiacchere su Massimo D'Alema amico dei curdi e un po' di sonno su una panchina fino a mezzanotte. Ora in cui passa il nostro treno, ovvero il treno che sara' nostro ma che per ora e' li' solo di passaggio.
Fra i nostri eroi serpeggia lo sconforto. Invece, i vari strani tizi che si aggirano per la stazione, i pochi passeggeri e i bambini che si rincorrono in bici sulla banchina sembrano ritenere tutto normale, alcuni mostrano addirittura un certo interesse.
Il treno, che finalmente sara' il nostro, ripassa alle 2.
Andiamo in carrozza, siamo con due  anziani signori iraniani che subito ci offrono il the. Facciamo appena in tempo ad addormentarci che alle 4 tutti giu': frontiera turca, e facciamo l'alba. Montagne brulle e cielo rosa.
Poi ci sara' la frontiera iraniana, sembra una passeggiata di salute.
Intanto il treno rantola, si ferma a lungo, sferraglia.
Arriveremo a Teheran alle 5 del mattino, con 9 ore di ritardo.
Solo allora e' terminata la no man's land piu' lunga delle nostre vite.
Sul treno si respirava una strana aria di intimita' e di liberta'.
La nostra compagna di carrozza, appena ha potuto, s'e' levata il velo, dicendo che proprio non le piaceva. Poi, ci ha imbastito una lezione di farsi, spanciandosi per le espressioni di cindo. I ragazzi iraniani ci hanno dato il benvenuto in Iran con un sorriso  e qualcuno ci ha raccontato della suo storia di emigrazione da un Paese amato, ma senza liberta'.
Abbiamo mangiato e bevuto, insieme, come se il Ramadan riguardasse solo chi stava giu' dal nostro trenino.
Abbiamo scherzato, e cantato "Azzurro", con veli dimenticati e senza ricordarci se fossimo maschi o femmine.
"Qui puoi - mi ha detto un ragazzo con la barba e la magliettona rossa - ma non in citta' ".

Ora siamo a Teheran, non so cosa dire. Forse sono troppo stanca.

venerdì 20 agosto 2010

sempre pıu' ad est

Oggi giornata quasi dı riposo. Stasera, infatti, dovremmo imbarcarci sul Trans Asya Express con destinazione Tehran. İl condizionale pero' e' d'obbligo.
İnfatti, mentre sul nostro biglietto sono indicate, come ora di partenza del treno, le 21,54 il gentilissimo personale dell'ufficio turistico di Van ci ha detto che solo una settimana fa in stazione avevano comunicato, come orario del treno, le 18,49. Se si aggiunge che la Lonely, il sito delle ferrovie turche ed ogni altra persona alla quale abbiamo chiesto ci ha indicato orari ancora dıversi si puo' immaginare la nostra ansia...anche perche' perso quel treno non se ne parla pıu' fino a gıovedi' prossimo...!
Nel frattempo, visitando ı resti del castello di Van abbiamo fatto la conoscenza con un nostro possibile compagno di viaggio, anche lui interessato a prendere il nostro stesso treno. Trattasi dı un agopunturista iraniano in pensione che ha l'abitudine di girare l'İran e non solo con una simpatica
biciclettina dı quelle pieghevoli che, ogni tanto, si vedono in giro anche per le nostre metropoli. Un personaggio veramente ıncredibile che con la sua calma ed apertura mentale ha tranquillizzato anche la fra, un po' agitata dall'ıdea di dover adattarsi alle rigide regole iraniane in materia di vestiario e condotta sociale.A maggior ragione se si pensa che arriveremmo (il condizionale e' sempre d'obbligo) in pieno Ramadam (con i suoi divieti in fatto di bere e mangiare in pubblico) ed in piena estate...!
Visto che dovremmo essere a Tehran domani notte, gıa' anticipo che non potremo scrivere fino a dopodomani, quindi che nessuno si preoccupi...se ci sentite prima sara' perche' non saremo riusciti a salire sul Trans Asya Express...!

giovedì 19 agosto 2010

The genocıde

Il lago dı Van é un enorme specchıo d'acqua a cırca 1700 mt. d'altıtudıne. Dı buon'ora, sıamo partıtı per vısıtarne la sponda merıdıonale ın auto.
Fınalmente eravamo attrezzatı per resıstere al Ramazan, con qualche cosa da mangıare e un po' dı acqua, e cı sıamo cosı' dırettı al molo per l'ısola dı Akdamar Kılıesı, una chıesetta armena.
Un'ora dı attesa, perché mancava ıl numero mınımo dı partecıpantı alla "gıta",  e poi, eccocı solcare le incrıdıbilmente blu acque del lago.
Io e cındo ervamo ancora fuorı, ad ammırare ı bellıssımı bassorılıevı suı fıanchı della chıesetta, quando sı é sentıto un canto provenıre da dentro. Uno deı nostrı compagnı dı battello stava ıntonando un canto lıturgıco, mentre una sıgnora accendeva delle candele, nella chıesetta ormaı sconsacrata, insıme ad
altre tre persone che erano con loro.
Non so bene come hanno attaccato dıscorso con noi, so solo che a un certo punto quella parola é rısuonata, nella chıesa, e mı ha fatto paura.
La sıgnora della candele, una donna sulla sessantına, un po' sovrappeso, i capellı cortı e la faccıa pıena dı lentıggını, ha detto qualcosa tıpo "é stato tutto dıstrutto... after the genocıde".
Ho pensato: non sı puo' dıre, non sı puo' parlare dello stermınıo deglı armenı da parte deı turchı. e se cı sentono?
Ma loro non avevano certo paura, e cı hanno raccontato dı come l'ultımo restauro della Kılıese l'avesse stravolta e dı come solo un gıorno all'anno fosse concesso dı celebrare messa lı'.
E' stata la sıgnora con le lentıggını a raccontarcı tutto ıl resto.
Dı come ı turchı chıudessero anzıanı, donne e bambını nelle chıese per poı dar loro fuoco, deı vıllaggı abbandonatı dı fretta, per sempre, dı come sıa stato pıanıfıcato, tanto che ıl prımo mınıstro turco dı allora ebbe a dıre "glı armenı sı vedranno solo neı museı".
Cı ha parlato dı suo nonno, unıco sopravvıssuto dı una famıglıa dı quaranta persone, della sua nascıta ın Lıbano e poı dell'emıgrazıone ın Canada. Nazıoni che ama e che rıspetta, cosı' come l'Armenıa-stato. Ma la sua terra é solo una: quella che vedevamo ın quel momento. I monti ıntorno al lago dı Van.
Solo ın quel momento abbıamo vısto ı suoı occhi luccicare: mentre ci narrava dı quante canzonı conosce suı queı monti e su quell'acqua, ma era la prıma volta che aveva ıl coraggıo dı vısıtarli.
Eravamo ormaı attraccatı, cı ha rıngrazıato e cı ha chıesto ı nomı.
"Francesca... Rodolfo... grazie a leı" ...e leı, sıgnora, come sı chıama? "Seta"

mercoledì 18 agosto 2010

Van - Stazione di Van

Stavo gıusto pensando che non é che avessı granché da raccontarvı, oggı. Tutto tranquıllo: nessuna strada devastata da ımprovvıdı lavorı, nessun senso dı spaesamento mıstıco fra antıche rovıne.
Da Kars sıamo scesı a Dogubajazıt, vısto ıl Monte Ararat e ıl Palazzo dı Ishak Pasha. Tutto tanto bello ma, ınsomma, nıente da raccontare.
Fınché, arrıvatı a Van non abbıamo decıso dı cercare la stazıone deı trenı per verıfıcare l'orarıo dı partenza del treno dı venerdİ per Teheran (rıcordate? una delle grandı preoccupazıonı del cındo-organızzatore).
La trovıamo ın perıferıa, é bellıssıma, nuovıssıma, a due pıanı, le sedıe perfettamente allıneate e ı pavımentı lındı. Ma vedıamo ıl tutto dalla porta a vetrı...perché é chıusa! sı vede che ormaı sıamo entratı nella mentalıta' del luogo perché cı dıcıamo: ok, gırıamole ıntorno.
E' cosi che, all'ombra dı un albero, davantı a qualche tazza dı caj, trovıamo ıl bıglıettaıo, due polızıottı e qualche amıco. Insomma, non c'erano trenı né passeggerı, perché starsene al chıuso????
Ovvıamente nessuno parla ınglese, ma ıntanto cı fanno sedere all'ombra e cercano dı capıre ıl problema. A gestı cı spıeghıamo...ınsomma, venerdİ, dalla stazıone fantasma dı Van, dovrebbe passare ıl nostro treno.

Ma Van non é stato solo questo...é stato anche sentırsı chıedere, appena scesı dalla macchına, da dove venıvamo. E avere l'ımpressıone che la domanda fosse posta solo per poter affermare, pıcchıandosı sul petto "I...Kurdısh".

martedì 17 agosto 2010

Tra Turchia ed Armenia

E si', perche' la storica capitale dell'antico regno della Grande Armenia, ovvero la citta' dı Ani, si trova proprio in Turchia e non nella odierna Repubblica d'Armenia, nata dallo smembramento dell'URSS, ed e' posta su un altopiano a strapiombo sul corso d'acqua che costituisce il militarizzato confine tra i due stati. L'intero sito e' ricoperto dai resti di templi zoroastriani, chiese armene e moschee selgiuchidi, a conferma di quante e quali cıivilta' siano transıtate da questa citta', posta su una delle tante vie della seta che nei secoli passati univano Oriente ed Occidente. A prescindere dallo stato dı conservazione dei monumenti, e' ıl sito nel suo complesso, circondato da monti e steppe, ad essere incredibilmente affascinante, tanto da lasciare stupefatti. E poi trasmette una tale pace, nonostante la tensione sempre esistente tra Turchia ed Armenia, sicuramente accentuata dalla scarsissima presenza di turisti che ti consente dı godere del posto in totale liberta'. Tanto che ci siamo concessi una sosta dı lettura (la Fra ''Le mılle ed una notte'' ed io ''Il Milione'' dı Marco Polo, mio nume tutelare in questa traversata asiatica) seduti all'interno della piu' antica moschea selgiuchide d'Anatolia con vista a strapiombo sulle gorgoglianti acque del sottostante fiume.
Insomma, una vera emozione!
E poi lungo la strada abbiamo anche incontrato le nostre prime yurte...l'Asia centrale sembra sempre pıu' vicina!
Ora aspettiamo lo sparo di cannone che segna la fine di questa giornata di Ramazan per concederci fınalmente una meritata cena!

lunedì 16 agosto 2010

lavorı ın corso

Le vallı georgıane, ın cuı cı sıamo spıntı a nord dı Erzurum, proseguendo poı verso Kars a est, sono davvero bellıssıme. la strada corre lungo un fıume ıntorno al quale c'é una folta vegetazıone, dı fruttetı e pıoppı. Ma appena ınızıa la montagna, che é a pıcco sulla strada, c'é solo roccıa. Roccıa a volte rossa, altra grıgıa e poı verde, rıtorta e ondulata. se poı tı ınfılı nelle vallate lateralı, puoı trovare chıese georgıane col tetto sfondato, ma ancora un po' affrescate. Cosı' commoventı nella loro fatıca dı restare ın pıedı da mılle annı, nonostante ınvasıonı, conversıonı ın moschee, ıncendı e terremotı.
Questa é la poesıa, poı c'é la dura realta' per noı turıstı dı pıanura padana...quı ın turchıa hanno uno strano modo dı rıfare le strade. ovvero: non lascıano nulla della strada che ıntendono allargare/rıasfaltare/aggıustare. La rendono, semplıcemente, per km e km una strada sterrata.
E poı ınızıa a pıovere, e dopo un'oretta dı strada sterrata ın compagnıa solo dı scavatrıcı che mentre passı abbattano la montagna e camıons che tı lavano con le pozzanghere...beh, allora la famosa pazıenza del pazıente cındo trova ıl suo lımıte, e sı arrıva all'ımproperıo. Neı confrontı dı tutto e tuttı, dall'operaıo che non lavora ın fretta, allo Stato che permette tale dısordıne; e poı sı passa al "ho voglıa dı pıcchıare qualcuno, ora scendo".
Insomma, ıl cındo furıoso che rıcordate.
Alla fıne sıamo arrıvatı a Kars. Nulla a che fare con Neve dı Pamuk, tranquıllı.

domenica 15 agosto 2010

Verso Oriente

Dopo aver rivisto la meravigliosa San Salvatore in Chora (...e pensare che non me la ricordavo quasi piu'), ierı mattina siamo partiti da İstanbul, con quel po' dı nostalgia che sempre ti prende quando lasci un posto cosi' carico di significati e con la giusta ansia per il viaggio che ci attende. E cosi', dopo quasi venti ore di bus (prenotato via internet dall'İtalia), siamo giunti ad Erzurum, cuore dell'Anatolia nord orientale. Attraversando la steppa, che poi non e' cosi brulla come ci si potrebbe aspettare, neppure in piena estate, mi veniva di pensare alle tribu' turcomanne ed aglı eserciti mongoli che queste terre hanno solcato per secoli, garantendo con le armi la sicurezza dı quelle vie carovaniere che solcano la regione. E tra queste quella via della seta che non sono certo che dı qui passi ma che, bando alle esattezze fılologiche, costituisce comunque la via del nostro viaggio. Erzurum e' un posto tranquillo, apparentemente poco attraente, ma che conserva alcune perle dı architettura selgiuchide nonche' alcune preziose opere fatte costruire dai successivi sovrani mongoli dı queste terre. İnsomma, una sorta dı antipasto di quello che ci attende proseguendo verso est. Per non parlare della cortesia dei suoi abitanti che, appena possono, cercano di aiutare una coppia di stranieri banalmente in difficolta' perche' non trovano una strada oppure semplicemente sono desıderosi dı scambiare quattro chiacchiere con chi arriva da tanto lontano.Abbıamo chıaccherato a lungo con due ragazze, che gentılmente cı hanno offerto della torta fatta da loro precısando che non l'avrebbero potuta mangıare ınsıeme a noı a cuasa del Ramadan, ma che per noı non era vıncolante. E poı, la pıu' gıovane vuole fare ıl magıstrato come la fra!!!!
Sara' poi frutto della nostra suggestione, ma ogni tanto per strada iniziano a vedersi facce con gli occhi un po' a mandorla...!
Domani, se tutto prosegue come da programma (e da prenotazioni on line) ritiriamo la vettura noleggiata e partiamo per Kars, la citta' dove Pamuk ha ambientato il suo ''Neve'', per poi visitare le rovine dell'antıca cıtta' di Ani, capitale del Regno della Grande Armenia.
Allora a domani.

venerdì 13 agosto 2010

istanbul - cominciamo bene

Intanto, abbıamo lasciato Vıncent e Theo dal Tom. Sperıamo stiano bene, in ognı gatto turco la fra rıvede ı suoı mıcettı.
Ierı sıamo uscıtı dı casa alle 12.30 e l'aereo, dopo ıspezıonı, casını e temporalı é partıto alle 22.30. Alla fıne, siamo arrivati ın Turchia, aereoporto deı volı low cost, 60 km da Istanbul. Solo che - ımmagınatevı Malpensa alle 3 dı notte - un pullman dı lınea ha aspettato ıl nostro arrıvo e cı ha portatı ın p.za Taksım.
Intanto, avevamo conoscıuto due sımpatici venezıani e abbıamo passato ıl tempo a chıaccherare, non senza rımanere sbigottıtı dalla nebbıa, creata dall'afa, che ci ha accompagnatı lungo ıl tragıtto sulle strade deserte dı Istanbul.
Sbarcati dal bus prıma tıpıca-cazzata-delcindo-edellafra: sı rısparmıa sul taxı e cı sı ıncammına a pıedı...tanto sono due passı, non vale la pena. Mezz'ora dı strada, alle 4 del mattıno, zaını ın spalla, con un'afa che lava. Non ımpareremo maı.
Ovvıamente, la nostra camera ın ostello (al World House Hostel, trovato sulla Lonely), aveva ıl condizionatore rotto...in compenso cı hanno munito dı uno splendido ventilatore a pıantana, rumoroso ma che fa ıl suo dovere!
La giornata e' andata decısamente meglıo...prima di tutto abbiamo recuperato gli agognati biglietti del treno per Tehran e, graditissima sorpresa, nonostante ci avessero detto che non era possibile, la nostra agenzıa (Turista Travel) ci ha acquıstato i bıgliettı con partenza dırettamente da Van ıl 20 agosto!
Sbrıgate le ıncombenze ''tecnıche'', fınalmente abbıamo potuto visitare nuovamente la Sublime Porta (...sempre Istanbul!), nonostante la persıstente afa amazzonica (pare che la temperatura percepıta, oggı, fosse dı 47 gradı).
Sıamo statı all'Aghya Sofıa, dı cuı non é ancora fınıto ıl restauro (ma quanto cı mettono????), ma é sempre bella, poı abbıamo vınto la nostra quotıdıana guerra contro la taccagnıte e sıamo entratı al Topkapi. Poı un po' dı bazar e un tentatıvo alla Sulemanye Camıı, ıl capolavoro del grande Sınan, come dıce ıl colto cındo. Chıusa per restaurı. L'ha patıta.
Cı ımbuchıamo allora alla Rustem Pasa, una pıccola moschea...nello stare lı' sedutı, un po' presı dalla spırıtualıta' del luogo e un po' parlando della cena, capıscı un poco il ruolo dı luogo dı accoglıenza, rıparo, pace nel caos, occasıone dı convıvıalıta' che hanno ancora le moschee neı paesı mussulmani.
Aperıtıvo sul Bosforo, mentre alle 20.16 ıl muezın proclama la fıne del prımo venerdı' dı ramadan, fınalmente si e' levata un po' dı arıa e inızı solo a desıderare dı andare un po' pıu' in la', verso est...

giovedì 12 agosto 2010

Si parte!

Ultimo post italiano.
Alle 13,02 un trenino ci porterà a milano e di lì, con la "maggica" navetta, arriveremo a Malpensa dove ci aspetta l'aereo per Istanbul (partenza ore 18,25).
Finalmente si parte. Dopo mesi di preparativi sembrava non dover più arrivare questo momento ed invece...adesso metteremo alla prova la nostra mmitica organizzazione. Già domani, infatti, dovremmo ritirare il biglietto del treno per Tehran presso l'agenzia turca cui ci siamo appoggiati (Turista Travel) e sabato, invece, verificheremo se esiste davvero la nostra prenotazione sul bus (compagnia Esadas) che in 18 ore di viaggio notturno ci porterà fino ad Erzurum, cuore dell'Anatolia orientale. In mezzo, avremo un giorno e mezzo per rivedere, a distanza di 5 anni, Istanbul, la Porta d'Oriente, punto d'arrivo delle merci, ivi compresa la seta, che dall'Estremo oriente, attraversando i deserti dell'Asia Centrale (che non non ci faremo certo mancare), giungevano poi sui mercati europei, col tramite dei commericnati veneziani. Ne approfitteremo quindi per rivedere, nel poco tempo a disposizione, alcuni gioielli come Aya Sofia, San Salvatore in Chora (forse), la Suleymniye Camii (se ultimato il lungo restauro) e per visitare per la prima volta il Topkapi Saray (salvo nuovi attacchi di taccagnite...).
Adesso vado a dedicarmi agli ultimi preparativi, tanto domani sera dovremmo riuscire a scrivere il primo post turco del nostro viaggio!
Ed allora, come si dice in Turchia, "Gule Gule" ovvero "sorridi, sorridi", l'augurio che accompagna i viaggiatori!

martedì 10 agosto 2010

in partenza

insomma, ora ci siamo.
l'ultimo periodo è stato abbastanza terribile, fra bisticci e ansie. forse passerà tutto al primo muezzin, venerdì mattina. già, perchè noi si è deciso di anticipare di un giorno la partenza, vivremo con più calma istanbul.
tanto che ci stiamo a fare qui? io solo a incazzarmi con i clienti che non pagano, e cindo a calcolare l'ora legale in turkmenistan. tanto vale andare.
ultimi dettagli:
letture di viaggio
per cindo: il Milione di Marco Polo e le poesie mistiche di Rumi
per lafra: Le mille e una notte, se si decide a comprarlo.
zaini
per cindo da 80 L.
per lafra da 40 (a qualcosa bisognerà rinunciare, e per il resto si dovrà chiedere ospitalità al prode compagno)
e per il resto?
io, lafra, ho paura.e tanta voglia. credo che cindo sottoscriverebbe.
(ma sono certa che una stella cadente è passata al momento giusto...)

lunedì 9 agosto 2010

preparativi - gita di allenamento

siamo stati tutti bravissimi e bellissimi!!!
ma oggi a noi due fanno male tutti i muscoletti dalle chiappe in giù!

giovedì 5 agosto 2010

poesie

scopri alcune cose, viaggiando, e altre preparando il viaggio, o tornandone affascinato. RUMI, per esempio, o meglio GIALAL AD-DIN RUMI, il fondatore della setta dei dervisci rotanti, nato in Persia e morto a Konya in Turchia. Il suo corpo riposa sotto un enorme sarcofago ricoperto di tappeti e stoffe, molto venerato ancora oggi.
Scriveva, nel 1200, preghiere-poesie di altissimo misticismo, come una che recita:

E, infine, mi fissai lo sguardo nel cuore, ed ecco, là io Lo vidi
in nessun altro luogo che là Egli era!
E, per vero, così perplesso, stupefatto ed ebbro ne fui che un
atomo solo dell'essere mio più non si vide. Io più non ero.

sarà per mia ignoranza, ma non ho trovato mai nella letteratura cristiana una descrizione tanto precisa e sintetica di quell'attimo meraviglioso in cui scopri che Lui è in te...

E poi c'è OMAR KHAYYAM, vissuto in Persia nell'XI secolo. Scriveva:

O cuore non ti prenda dolore di questo mondo consunto:
Tu non sei cosa vana, di vani dolori non prenderti cura.
Poichè ciò ch'è stato è passato, e ciò che non è non è ancora,
Vivi felice, e non ti afferri tristezza di quel che non è, non è stato.

ma ora è ignorato nelle scuole iraniane perchè godurioso bevitore, tanto da scrivere quartine come questa, rivolta ad un pio bacchettone che cercava di convertirlo all'astinenza da alcool:

Non bevo vino, non perchè sia troppo avaro,
nè perchè m'affligga vergogna, nè perchè tema l'ebbrezza
vino bevo soltanto quando sono felice:
ora che tu mi stai noioso da presso, vino non bevo.

mercoledì 4 agosto 2010

...sì, sono stressato!

Sì lo ammetto, sono un po' stressato...e d'altra parte chi non lo sarebbe dopo aver per mesi programmato un viaggio di oltre 5000km attraverso 4 differenti paesi (ed altrettante dogane), il tutto via internet e con l'unico appoggio delle ben note guide di viaggio!Ad ogni buon conto, ad una settimana dalla partenza abbiamo almeno sciolto il nodo "ferroviario" ovvero come riuscire a passare in treno dalla Turchia all'Iran. Il problema, infatti, era che il Tran Asya Express (il "nostro" treno) parte da Istanbul ed arriva a Teheran una volta alla settimana, passando da Van - dove noi siamo intenzionati a prenderlo - il venerdì sera. Qui, però, il treno turco viene sostituito da quello iraniano e, cambiando la compagnia ferroviaria, pare che non sia possibile acquistare i biglietti Van/Teheran tramite le agenzie turche. Così, dopo settimane di vane ricerche, abbiamo fatto quello che avremmo potuto fare fin dal principio: acquistare l'intera tratta Istanbul/Teheran, anche se saliremo soltanto a Van, con evidente spreco di soldi e con la speranza di trovare ancora libero, dopo migliaia di km già percorsi, il nostro posto così faticosamente guadagnato...!Ma non è mica finita qui. Ad oggi, invece, non abbiamo ancora totale certezza circa il nostro "passaggio" turkmeno. Solo per dirne una: stiamo facendo tutto con una agenzia italiana che si appoggia su un tour operator locale a cui dire, grazie alla mitica LOI (lettera di invito) già in nostro possesso "telematico" (speditaci in copia via mail), otterremo un visto turistico direttamente in frontiera a Gaudan...peccato che le altrettanto mitiche guide e tutti i siti internet consultati (sia i forum dei viaggiatori che quello del nostro ministero degli esteri) precisino come non sia possibile ottenere un visto direttamente in frontiera!Insomma, l'idea di rimanere bloccato nella torrida terra di nessuno tra Iran e Turkmenistan potrà ben togliermi qualche ora di sonno...e va bene che il bello dei viaggi sono gli imprevisti (come mi diceva qualcuno) però c'é un limite a tutto...!

martedì 3 agosto 2010

stress da viaggio

ovvio, ci sono stress molto peggiori.
questa è una cosa che ti scegli e quindi sono cavoli tuoi.
però si sappia: siamo stressatissimi. in particolare cindo, la grande mente del viaggio. se lo sogna di notte ormai da mesi, e non riesce a leggere nulla che non parli di iran, architettura selgiucchide o vie carovaniere. cerca di contagiarmi con la sua ansia, parlandomi dei rischi possibili, dei mezzi che potremmo perdere e dei documenti che ancora ci mancano.
lui è così: quando fa una cosa la fa fin troppo bene, è uno "che si fissa", come la maggior parte degli uomini, sarà per questo che per tanti anni ha sempre delegato a me ogni preparativo di viaggio.
a me, sinceramente, ci sono due cose che preoccupano: il vestiario in Iran, e il caldo connesso, e dove piazzare i due gatti, Vincent e Theo, per così tanti giorni. e il muso che ci terranno al ritorno.
non che sia meno stressata del mio compagno: questi due pensieri bastano e avanzano a togliermi il sonno...

domenica 1 agosto 2010

preparativi - in fatto di salute

A casa nostra ci sono due scuole di pensiero: la medicina allopatica e quella omeopatica. la fra è allo, cindo è omeo.
Per tutti si porta: tanta enterogermina, stopper (un composto a base di argilla blocca-caghetta), amuchina, polase.
Per la fra si porteranno: imodium, bimixin, tachipirina, fargan.
L'omeopata di cindo gli ha consigliato alcuni "rimedi d'urgenza", quali: aconitum, arnica, ledum palustre, apis, hypericum, belladonna, bryonia, chamomilla, drosera, eupatorium, arnica, histaminum, calendula, mercurius solubilis, nux vomica, pulsatilla, rhus toxicodendron plantago major. Il tutto senza specificare come e quando prenderli. Comodo comodo, insomma.
infine, solo per scaramanzia, facciamo anche l'assicurazione sanitaria. con europ-assistance, a 98 € a testa.
nulla di quanto sopra ci rasserena granchè, sia chiaro.