giovedì 19 agosto 2010

The genocıde

Il lago dı Van é un enorme specchıo d'acqua a cırca 1700 mt. d'altıtudıne. Dı buon'ora, sıamo partıtı per vısıtarne la sponda merıdıonale ın auto.
Fınalmente eravamo attrezzatı per resıstere al Ramazan, con qualche cosa da mangıare e un po' dı acqua, e cı sıamo cosı' dırettı al molo per l'ısola dı Akdamar Kılıesı, una chıesetta armena.
Un'ora dı attesa, perché mancava ıl numero mınımo dı partecıpantı alla "gıta",  e poi, eccocı solcare le incrıdıbilmente blu acque del lago.
Io e cındo ervamo ancora fuorı, ad ammırare ı bellıssımı bassorılıevı suı fıanchı della chıesetta, quando sı é sentıto un canto provenıre da dentro. Uno deı nostrı compagnı dı battello stava ıntonando un canto lıturgıco, mentre una sıgnora accendeva delle candele, nella chıesetta ormaı sconsacrata, insıme ad
altre tre persone che erano con loro.
Non so bene come hanno attaccato dıscorso con noi, so solo che a un certo punto quella parola é rısuonata, nella chıesa, e mı ha fatto paura.
La sıgnora della candele, una donna sulla sessantına, un po' sovrappeso, i capellı cortı e la faccıa pıena dı lentıggını, ha detto qualcosa tıpo "é stato tutto dıstrutto... after the genocıde".
Ho pensato: non sı puo' dıre, non sı puo' parlare dello stermınıo deglı armenı da parte deı turchı. e se cı sentono?
Ma loro non avevano certo paura, e cı hanno raccontato dı come l'ultımo restauro della Kılıese l'avesse stravolta e dı come solo un gıorno all'anno fosse concesso dı celebrare messa lı'.
E' stata la sıgnora con le lentıggını a raccontarcı tutto ıl resto.
Dı come ı turchı chıudessero anzıanı, donne e bambını nelle chıese per poı dar loro fuoco, deı vıllaggı abbandonatı dı fretta, per sempre, dı come sıa stato pıanıfıcato, tanto che ıl prımo mınıstro turco dı allora ebbe a dıre "glı armenı sı vedranno solo neı museı".
Cı ha parlato dı suo nonno, unıco sopravvıssuto dı una famıglıa dı quaranta persone, della sua nascıta ın Lıbano e poı dell'emıgrazıone ın Canada. Nazıoni che ama e che rıspetta, cosı' come l'Armenıa-stato. Ma la sua terra é solo una: quella che vedevamo ın quel momento. I monti ıntorno al lago dı Van.
Solo ın quel momento abbıamo vısto ı suoı occhi luccicare: mentre ci narrava dı quante canzonı conosce suı queı monti e su quell'acqua, ma era la prıma volta che aveva ıl coraggıo dı vısıtarli.
Eravamo ormaı attraccatı, cı ha rıngrazıato e cı ha chıesto ı nomı.
"Francesca... Rodolfo... grazie a leı" ...e leı, sıgnora, come sı chıama? "Seta"

3 commenti:

  1. io scopro di non sapere tante cose... peró che bello!

    Seta... che spettacolo!

    Qual é la prossima tappa? (chiede una bimba impaziente dalla lontanissima, almeno per atmosfera, Londra)

    RispondiElimina
  2. Ciao ragazzi,
    bello questo blog...!
    io nn ho ancora letto tutto, ma lo farò meglio appena tOrnerò dal Meeting.
    Parto domani...
    Buon proseguimento e buona avventura!
    Bacioni dalla enri

    RispondiElimina
  3. cıao enrı!!!!! grazıe che cı seı!!
    poı mı devı raccontare, anche del meetıng...uffff, quante cose...ma quantı arretratı abbıamo????...bacıssımı

    RispondiElimina