domenica 28 agosto 2011

ritorno o disfatta?

siamo a pavia da ieri alle 9.40, con circa 23 ore di anticipo che ci sono costate una cifra che mi vergogno di dire.
ci siamo lasciati che cindo stava così così e che dovevamo fare un trasferimento in treno da kuqa a turpan.
(siamo a pavia da meno di un giorno ma non potete immaginare come tutto mi sembri remoto e impossibile, come probabilmente a voi)
ebbene, appena saliti sul treno sono iniziati gli smadonnamenti di cindo, e lafra ha capito che buttava male.
eravamo nelle due cuccette in alto, condividevamo uno scompartimento da 4 con una famiglia composta da 4 persone (uhm...), senza posto per i bagagli, con le lenzuola già usate e - soprattutto - con un'aria condizionata (non condizionabile da noi) che ci picchiava in faccia. cindo ha detto: mi sveglierò con la broncopolmonite. sbagliava, perchè non si è svegliato, non essendosi mai addormentato, e la malattia che l'ha colto è stata l'otite.
al mattino lafra era invece di ottimo umore, e ha intavolato un'interessantissima conversazione con la signora uigura madre della famigliola con cui condividevamo la cuccetta.
siamo così arrivati a turpan, mentre cindo continuava a ripetere di avere la febbre e il mal d'orecchi, e lafra gli diceva sarà la depressione.
non quella psicologica, ma quella fisica, essendo turpan 163 metri sotto il livello del mare.
infatti, scesi dal treno a 12°, ce ne ritroviamo addoso 43, di gradi. siamo nel deserto, sotto il livello del mare: logico.
insomma, al pomeriggio un povero e simpatico autista ci scorrazza in giro, ma cindo non è più il marco polo della bassa, il novello manas, il leone della sila che tutti voi conoscete.
e continua a ripetere che ha male all'orecchio.
insomma, dopo una cena in cui, avendo noi cercato di utilizzare un dizionarietto italocinese, ci tirano delle fregature pazzesche e quasi finiamo tutti gli yuan residui, andiamo a nanna stremati.
nottetempo l'orecchio di cindo inizia a espellere pus e prendiamo la decisione di anticipare il volo di rientro.
è così che, da mosca, invece che andare a budapest con circa 18 ore di scali, andiamo ad amsterdam con "sole" 6 ore di attesa nel gelido aereoporto di mosca.
nel frattempo, non vi sto a raccontare ma è stato davvero uno strazio.
arrivati a linate, eravamo così sollevati che quando ci siamo accorti che il nostro bagaglio era disperso fra mosca ed amsterdam, lafra ha iniziato a dire non importa, tanto c'erano solo magliette sporche.
chiaro che l'ottimismo di cui sopra è già passato e se ci pensa le viene l'orticaria.
insomma, ci carichiamo su un taxi e chiediamo di venire recapitati al pronto soccorso del san matteo, ove al cindino verrà diagnosticata un'otite medio-acuta con perforazione del timpano sinistro.
allora, disfatta o ritorno?
secondo lafra disfatta.
secondo cindo ritorno, molto molto molto sfigato ma pur sempre ritorno.
ancora grazie a chi ci ha letto...torneremo con le foto al più presto. vi abbracciamo stretti.

mercoledì 24 agosto 2011

i primi buddha

cavolo, cindino e' tanto malato che non e' riuscito nemmeno a festeggiare come
si deve. eppure questo per noi e' un gran giorno, siamo arrivati ai nostri
primi buddha.
a Merv, in turkmenistan, ci avevano detto che c'era una stupa buddhista. e a
burana, in kirghizistan avevamo visto una scultura raffigurante un volto di
buddha, ma era in una vetrinetta di un museo polveroso, chissa' da dove
l'avevano presa.
invece oggi le prime caverne dei monaci buddisti, del III sec. d.c. Cosi'
simili a quelle in cappadocia, dei primi cristiani, da commuovere.
Fa piangere anche sapere che le 500 grotte solo di Kucha (ce ne sono molte
altre in questo tratto della via della seta) sIAno state letteralmente
depredate da un archeologo fedele al fuhrer che ha portato tutti gli affreschi
piu' belli a Berlino. Ci siamo ripromessI di tornare a Berlino solo per
vederle, e rendere omaggio ad una bellezza che non poteva che essere qui.
Ma so bene che state leggendo 'sta pappina solo per sapere come sta il vostro
eroe. insomma...da qualche oretta insiste che ha la febbre. io minimizzo e lui
si incazza, facciamo sempre cosi'.
comunque fra qualche ora lo carico sul treno per turpan, da cui scenderemo
domani mattina alle 11,gli propino una bella tachipirina e lo metto a letto
(anzi a cuccetta). e fanculo l'omeopatia che come al solito quello mi si ammala
sul piu' bello.
speriamo accada come a bukhara e domani cindino si sia ripreso. ci tiene un
sacco a turpan. e poi quando e' malato continuiamo a bisticciare, che triste
finale di vacanza!!!!

lunedì 22 agosto 2011

kashgar

forse perche' alla fine l'ho accettata per quello che e', ma oggi ho capito che
kashgar mi piace un sacco.
come faccio a raccontarvi questa citta' dove abbiamo passato tre notti e da
cui domani ripartiremo?
mi vengono in mente i suoi odori. perche' qui le pere profumano di pera e le
pesche di pesca, e quando cammini per le sue strade centrali ti raggiungono
zaffate di sangue, perche' la carne sta appesa sotto il sole, preda delle
vespe. e poi senti l'aceto in cui imbevono i tagliolini e il loro condimento,
ma anche l'odore del the e del pane appena estratto dai naan davanti alle
botteghe.
se sei in una via della kashgar nuova vivi un po' come dentro un negozio di
cinesi in italia...avete presente quella puzza di plastica persistente?
ma se vai ancora piu' fuori, al bazar, l'odore degli animali si mescola a
quello degli uomini, come accade in campagna.
se ti aspetti il profumo di una cina che non esiste kashgar non puo' che
deluderti, cosi' come ti fa rimanere male perche' ha perso la naturalezza
morbida e antica delle citta' uzbeke e kirghize.
ma se senti solo cio' che e', senza fantasie e pregiudizi, allora tutto questo
disordine ti cattura e ti apre la mente e il cuore. kashgar probabilmente e'
davvero la porta della cina, soglia che davvero non so se voglio superare...ma
che oggi ho finalmente saputo vedere.

e ora veniamo al bollettino medico...perche' tanti di voi si chiedevano - lo
so - come mai cindo dimostrasse tanta insolita virile resistenza. eravate un
po' preoccupati vero?
calma tutti, niente panico: e' a letto prostrato da problemi intestinali e
grave spossatezza.
a lui capita sempre cosi' (anche a mosca e bukhara). quando ormai il piu' e'
fatto, quando si tratta solo di rilassarsi e giungere gloriosamente alla meta,
crolla.
ora che ci penso, lo stesso che gli accade qualche volta a meta' cena se ha
cucinato tanto ed e' teso per il risultato.
e' un tenerone, lo so che lo amiamo anche per questo. pero' domani devo
trascinarmelo io fino a Kuqa in treno.
bravi tutti a volergli bene a distanza.

domenica 21 agosto 2011

nel cuore dell'asia centrale

nel cuore dell'asia centrale dicono ci sia il bazar domenicale di kashgar.
non e' stato semplice essere qui proprio oggi, visto che la frontiera con il
kirghizistan chiude sabato e domenica, ma non potevamo mancare, dopo tanta
strada.
stamattina lafra era eccitata: si va al mercato.
il cindo era preoccupato: lo fa sempre quando vede lafra eccitata.
abbiamo costretto l'autista a portarci la' per le 8, nonostante ribadisse che
fino alle 9 (ora locale, poi vi spieghiamo) il mercato non sarebbe iniziato.
in effetti, quando siamo arrivati noi, le pecore iniziavano a essere
scaricate, ma c'era ancora fresco, pochi turisti e poi lafra riteneva
inconcepibile che il piu' grande mercato dell'asia centrale iniziasse piu'
tardi di quello di p.zza petrarca a pavia.
tant'e'. c'erano yak, mucche e manzi, pecore tantissime, capre, cavalli,
asini, muli e cani. in genere, tranne quest'ultimi, di sesso maschile. si sa,
le donne servono anche ad altro, che non sia solo l'alimentazione altrui.
non si puo' dire che vi fosse un clima di festa: gli animali erano sbattuti
qua e la', tastati e soppesati. le pecore legate fra di loro come un corpo
unico, i manzi rabbiosi e gli yak accaldati. i muli che invocavano la
rivoluzione ragliando e i cani troppo cuccioli per dire alcunche'.
gli uomini contrattavano, chiudendo le trattative con una stretta di mano e
con altri strattoni per la povera bestia che veniva caricata su altri
camioncini-carretti per andare chissa' dove.
dopo tre ore, ricoperti di polvere e puzzolenti come due bestiole, lafra e
cindo si sono trascinati al bazar delle "cose". dicono che non sia autentico...
invece e' proprio un mercato dove la gente del luogo va a comprare di tutto.
non ci si trovera' quindi l'artigiano e l'oggettino che fa tanto "cina da
scoprire", ma la paccottiglia di plastica made in china che si compra qui come
in italia.
comunque enorme anche questo, e faticosissimo.
dopo altre tre ore, lafra e cindo si sono trascinati a questo internet point,
fortunosamente trovato, da cui scrivono.
purtroppo non si riesce a vedere blogspot (le ragioni le intuite e il pavido
cindo censura lafra come suo solito) e quindi non possono vedere il blog, e
rispondere ai commenti...perdonateli.
ora tutti sotto la doccia!!!!
p.s. meriterebbe un post a parte, ma vi voglio spiegare il problema dell'ora
locale. La cina adotta un'unico fuso, da pechino a qui, pertanto l'ora
ufficiale, quella che si legge ovunque, e' due ore avanti rispetto a quella
locale, che corrisponde al sole. lafra non ci capisce piu' niente, ovviamente.
e' come se vi dicessero di convivere con l'ora legale e l'ora solare, tra
l'altro con due ore di scarto. ad un certo punto si perde ogni controllo della
situazione...

venerdì 19 agosto 2011

citta' sulla via della seta

Dopo una prima notte a Kashgar siamo ripartiti alla volta dell`altopiano del
Pamir, percorrendo la mitica Karakorum Highway, una delle strade piu` "alte"
del mondo.
Un percorso incredibile che si snoda attraverso canyon scavati in pareti di
arenaria rossa, dune di sabbia che dai fianchi delle montagne circostanti
scendono su bacini acquitrinosi, fino al lago Karakol, a quasi 3600 metri di
quota, su cui si specchia la cima innevata del Muztag Ata (7400 m) col suo
ghiacciaio imponente.
E dopo aver superato l`ennesimo passo, a 4000 metri di altezza, eccoci
scendere sull`altopiano. E qui la sorpresa maggiore, oltre allo spettacolo
delle circostanti montagne, e` stato vedere come vi crescevano rigogliosi
pioppi ed altri alberi che, per le nostre scarse nozioni di botanica, non
dovrebbero sopravvivere a queste altitudini
(oltre 3000 m). Soprattutto se si considera che tutto attorno il paesaggio e`,
per il resto, completamente arido!
Siamo quindi arrivati a Tashkorgand, antica citta` sul ramo della Via della
Seta che dalla Valle di Wakand in Afganistan portava in Cina. Del suo antico
retaggio oggi rimangono solo i resti di una antichissima fortezza che,
dall`alto di un colle, domina l`intera vallata...con alle spalle i monti del
Pamir, uno spettacolo incredibile al tramonto! E la sera, grazie al fiuto della
Fra, abbiamo cenato in una piccolissima bettola (non piu` di sei tavoli) dove
ci hanno servito l`unico piatto che cucinavano, dei deliziosi lagman,
fettuccine fatte a mano e conditi con carne e verdure...eccezionali! E sempe
qui abbiamo fatto amicizia con altri tre carinissimi avventori, tra cui una
coppia di giovanissimi professori universitari di Kashgar...con annesse foto di
rito!
Il giorno dopo rieccoci in strada, oltre otto ore di viaggio, per raggiungere
invece Yarkand, citta` sul limitare del deserto del Taklamakan, il secondo piu`
grande al mondo dopo il Sahara...ed infatti fa decisamente caldo!. Yarkand e`
stata capitale di un antivco regno del Turkestan orientale oltre che importante
tappa sul ramo meridionale
della Via della Seta che da Kashgar raggiunge Turpan aggirando da sud il
deserto. Dopo aver visitato le tombe degli antichi sovrani ci siamo immersi
nelle vie "commerciali" della citta`: fabbri al lavoro sulleloro incudini,
liutati locali impegnati a preparare le casse armoniche dei mandolini uiguri,
venditori di ghiaccio e bancarelle dove si possono trovare tutte le specilita`
locali, compresi la testa,
l`intestino ed il cuore di pecora bolliti...!Un vero putiferio, tra
motocarrozzette elettriche si` ma dalla clacsonata facile. Difficile descrivere
il folle mischiarsi di odori, colori e suoni...insomma, asia centrale a tutti
gli effetti!

la cina e' (troppo?) lontana

Io non ci capisco niente.
E abbiamo avuto un bel fare...partire da pavia, per arrivare fino a qui poco
per volta notando le differenze che pian piano si palesavano ai nostri occhi.
Col cavolo.
Mi avessero paracadutata qui con il mio zaino a uovo sarebbe uguale: zero.
Mi resta solo il fastidio...
Alla frontiera quell'ingresso futuristico, e poi a kashgar non va internet
perche' a causa dei moti di luglio lo tagliano. Tutti, anche i nomadi in yurta,
hanno un pannello solare portatile ma poi abbattono le montagne perche' di li'
deve passare una strada e chi se ne frega dell'impatto ambientale. Ancora
peggio: radono al suolo interi quartieri tradizionali per costruire grattacieli
che sui cartelloni definiscono "all in one"e poi e' pieno di bambini a piedi
nudi e di mendicanti.Sembra che non vi sia bellezza in cio' che e' la Cina
oggi, e che la bellezza eventualmente residua faccia parte di una storia che il
presente vuole dimenticare.
metterla sul piano delle contraddizioni, pero', e' riduttivo,...c'e' qualcosa
di duro, ma del tutto impersonale, nascosto dietro la tanta, troppa, polizia in
tenuta antisommossa, dietro a blogspot censurato, dietro alle yurte trasformate
in bunker di cemento. ma anche dietro al modo aggressivo in cui guidano.
Sono tutti gentili con noi, incuriositi, disponibili ad aiutarci...ma e' come
se fosse ben chiaro ad entrambi che nulla dei nostri mondi avra' una consonanza
profonda.
La mia personale sensazione e' quella della paura. Paura per qualcosa che
davvero mi sembra incomprensibile ma assolutamente vincente rispetto al nostro
perbenismo borghese.
Le mie considerazioni, e' chiaro, non valgono nulla, ma mi fa strano avere qui
un senso di timore e di incomunicabilita' molto piu' denso di quanto l'abbia
mai provato...qualunque hijab in Iran non poteva creare il disagio che provo da
quando ho lasciato le montagne per scendere in terra cinese...

Passaggio in Cina

A differenza dell'anno scorso, qui il problema maggiore sembra riuscire a
trovare con continuita` l'accesso ad internet...tocca quindi, quando possibile,
recuperare il tempo perso....e cosi` ripartiamo dall'ultimo giorno in
Kirghizstan.
Siamo partiti all'alba da Naryn, polverosa citta` di frontiera dove pero`
abbiamo risentito dopo tanto tempo il richiamo alla preghiera del muezin!
La nostra destinazione era il passo del Torugart, confine con la Cina ad oltre
3700 metri di quota.
Prima di raggiungere la frontiera abbiamo fatto una deviazione al Tash Rabat,
antico caravanserraglio posto sull`antico tragitto della via della seta. Un
posto veramente incredibile, completamente circondato dalle montagne.
Dopo di che, attraverso quasi duecento chilometri di strada sterrata (!)
abbiamo raggiunto il posto di frontiera piu` assurdo visto fino ad ora. Sul
lato kirghiso troviamo una enorme stazione di controllo quasi interamente
abbandonata a se` stessa, con qualche arcigno militare palesemente stufo di
trovarsi in quel posto dimenticato da tutti...dalla parte cinese, invece, una
stazione di controllo altamente tecnologizzata: bastava passsare la prima
pagina del proprio passaporto su uno speciale scanner ed una vocina in italiano
ti spiegava che operazioni compiere per vedersi stampata la propria immigration
card. Peccato pero` che il posto di frontiera resti chiuso il sabato e la
domenica oltre a tutt le altre festivita` cinesi (che pare siano tantissime)
nonche` dalle 13,30 alle 16,30 (ora di Pechino) per la pausa pranzo...!
In mezzo, una ventina di chilometri di terra di nessuno dove pascolano gli yak
dei pastori kirghisi!
Espletate quindi le formalita` (tali sono davvero sul lato cinese)
burocratiche abbiamo iniziato la discesa verso Kashgar.

martedì 16 agosto 2011

della nostalgia, altrimenti detto mal di frontiera

sono dovuta arrivare fin qui, all'ultima frontiera del nostro viaggio, per capire cosa e' la nostalgia.
quando il prof. Roscalla, in quarta ginnasio, ci ha spiegato cosa fosse il dolore di odisseo, non capii, cosi' come non ho capito nei successivi 18 anni.
la nostalgia e', etimologicamente, il dolore del viaggio, mentre io ho sempre creduto che si trattasse di qualcosa di statico, come la sofferenza per qualcosa che non c'e' piu', o che e' troppo lontano per goderne. ma allora non sarebbe stato il tema principale dell'odissea, bensi' dell'iliade.
in fondo, odisseo sta tornando da penelope, non puo' certo immaginare quanto ci mettera'. ma, soprattutto, la sua sofferenza sembra qualcosa di inscindibilmente connesso con l'andare, non certo con la mancanza di cio' che lo attende a casa.
ora ho capito che la nostalgia di odisseo e' quella strana sensazione che mi prende in pomeriggi cosi', in paesetti polverosi, in cui ci si ferma perche' sono l'ultima tappa "prima di".
attendi, immagini, ripensi.
ai giorni di odisseo, e per molto tempo dopo, non c'erano frontiere e passaporti, ma sono certa che la cosa che ai nostri tempi assomiglia di piu' al dolore di odisseo sia il mal di frontiera.
strano male, che provi solo alle frontiere via terra. non va, infatti, confuso con lo sciocco collezionismo di timbri sul passaporto...non si tratta del trofeo, tutt'altro.
anche perche', al contrario del timbro, e' invisibile e indescrivibile: la frontiera e', spesso, l'unico posto che del viaggio non puoi fotografare, ma anche quello di cui c'e' ben poco da dire. sono tutte uguali, e tutte diverse.
e' vertigine. rifuggi cio' che ormai sai ma temi cio' che non conosci. ne sei pero' attratto e, contemporanemante, ti manca gia' quello che ti sei lasciato alle spalle.
la nostalgia e' lo zaino in spalla, il camminare sempre dritti in avanti, il non sapere cosa c'e' oltre, il non poter tornare indietro perche' il tuo visto e' singolo. insomma, e' il dolore del viaggio...altrimenti detto mal di frontiera.
quello che oggi mi lambisce a naryn.

la cina è vicina

Ci siamo. Oggi e` l`ultimo giorno di Kyrghizstan.
Da domani Cina.
E` proprio vero, pero`, che il Kyrghizstan e` l`oasi sulla via della seta, come recitano i depliant turistici! Con le sue montagne ed i suoi fiumi, dopo il deserto cinese e prima di quelli uzbeco ed iraniano!
Una oasi di tranquillita` ove solo internet pare essere un problema...!
In questi ultimi giorni abbiamo visto apparire l`arcobaleno sulle acque del lago Issy Kol, mentre sull`altra sponda infuriava la tempesta.
Nella cittadina di Karakol abbiamo visitato una moschea costruita dai cinesi Dungani (mussulmani) interamente in legno, senza chiodi, e tutta riccamente colorata; e poco distante una chiesa cristiana ortodossa anch`essa tutta in legno, con le svettanti cupole dipinte di verde e gli interni colorati in biano ed azzurro.
Abbiamo percorso valli alpine fino ad arrivare a vedere distintamente cime innevate piu` alte del nostro Monte Bianco. E durante queste passeggiate abbiamo "dovuto" brindare a vodka con simpatici ubriaconi kirghisi.
Abbiamo ascoltato Celentano ed I Ricchi e Poveri.
Abbiamo dormito in yurta sulle sponde del lago Song Kol, ad oltre tremila metri di quota, in mezzo ai verdeggianti pascoli alpini (jailoo) che poi abbiamo placidamente percorso a dorso di splendidi (o almeno cosi` ci sono sembrati) cavalli kirghisi.
Abbiamo visto volteggiare aquile reali e pascolare yak.
E tutto questo in soli quattro giorni!
Sia chiaro, il Kirghizstan non e` perfetto, innanzitutto perche` ha un nome inscrivibile...!
 Ma sopratutto perche` ci e` parso di intendere che tra la minoranza russa (quelli che non sono scappati dopo la caduta dell`Unione Sovietica) e la maggiornaza Kirghisa non sempre corra buon sangue. Cosi` come tra i Kirghisi e gli Uzbechi della Valle di Fergana, come testimoniano i violenti scontri interetnici dell`anno scorso.
Ma la perfezione non e` di questo mondo!
E adesso si ritorna a percorrere la nostra personale via carovaniera, parzialmente abbandonata nelle divagazioni kirghise, diritti verso Kashgar ed il suo mitico mercato domenicale.

donne kirghyze

che se ne capisce della condizione femminile in un posto in cui stai solo qualche giorno da turista?
in verita' niente.
ma qualche sensazione voglio riferirvela. il kirghizistan e' paese a maggioranza musulmana con una forte minoranza russa. mi aspettavo, tutto sommato, un abbigliamento simile a quello dell'uzbekistan e quindi direi tradizionale. le donne indossano maglie large e lunghe sopra pantaloni, in genere hanno in testa un velo che spesso fascia solo i capelli. in uzbekistan, questo abbigliamento e' molto colorato e curato, non c'e' nulla del "volersi/doversi nascondere" tipico dei paesi musulmani, pero', certo, non ci sono minigonne e top.
il kirghizistan e' assolutamente piu' vario. forse perche' i russi hanno lasciato segni piu' evidenti, forse perche' gli autoctoni erano un popolo nomade, non so...pero', insomma, ognuna si veste come vuole.
o come vuole suo marito...questo non lo so....
e a proposito dei mariti voglio riferirvi una lettura della lonely planet, che racconta come stia tornando in auge una tradizione vietata da piu' di vent'anni, forse per il costo dei matrimoni, forse per un recupero di identita'. pare che quando una ragazza ancora nubile venga adocchiata da chi la vuole sposare, sia rapita, violentata e sposata, spesso con il consenso dei familiari che non avendola piu' vergine preferiscono acconsentire al matrimonio piuttosto che riaverla in casa, poiche' poi non trovera' piu' marito.
la lettura concludeva dicendo che, nonostante questo drammatico inizio, questi matrimoni sono tra i piu' felici del kirghizistan.
perche' vi racconto tutto questo? perche' la stessa identica - terribile - tradizione e' in uso fra i rom rumeni di nostra conoscenza.
a noi aveva particolarmente turbato sapere che le innamoratissime mogli rom con cui avevamo fatto conoscenza fossero essenzialmente vittima di un abuso. da un punto di vista etnografico non so esattamente che c'entrano i kirghizi, popolo nomade delle montagne dell'asia centrale, con i nostri rom....e umanamente tutto cio' mi sembra, e continua a sembrarmi, semplicemente allucinante.
pero' come potevo non raccontarvi questa assonanza?
posso aggiungere, che le donne qui gestiscono la maggior parte delle sistemazioni che abbiamo trovato per la notte, con gentilezza e professionalita' ci hanno ospitato in b&b, in guest house, in case private.
quella  che e' evidentemente la ferita piu' grave e' il lavoro minorile...dietro ad ogni mucchio di angurie, in ogni bazar e in ogni casa abbiamo sempre visto bambini affacendarsi con lo sguardo gia' troppo grande...

giovedì 11 agosto 2011

Bishkek mon amour

Non si sa perche` ma la Fra si e` letteralmente innamorata di Bishkek.

Ora, e` pur vero che la citta` e` verdissima, piena di parchi ed enormi viali alberati, ed i costumi sono i piu` liberali che abbiamo incontrato fino ad ora, pero` da qui a definirla (riporto letteralmente) la "Londra dell`Asia Centrale"....!

Stamani rapida visita al bazar della capitale e poi via verso il lago Issy Kol, il secondo lago alpino piu` grande del pianeta dopo il Titicaca.

Sosta al minareto tronco (l`ennessimo) di Burana, antichissima citta` ove convivevano, lungo la via della seta, cristiani, mussulmani e buddisti. Fa cosi` impressione vedere, tra i reperti esposti nel piccolo museo, steli funerarie con incisioni in arabo oppure riportanti la croce cristiana ed ancora antiche monete cinesi.

Stanotte pernotteremo presso un albergo in riva al lago che somiglia piu` ad un villaggio vacanze, con bungalow, campi da calcetto e tennis, piscina, spiaggia privata ecc....peccato per il tempo...minaccia pioggia e fa un discreto freddo! 

mercoledì 10 agosto 2011

kirghizystan

...ma non sappiamo nemmeno come si scrive!

Dopo avere attraversato l`intera valle di Fergana uzbeca, con le sue sterminate distese di campi di cotone, abbiamo valicato la frontiera e siamo entrati nel montuoso Kirghizstan. Solo per inciso: qualcuno dovrebbe comunicare a Ringhio Gattuso che, di tutti i giocatori italiani di ogni epoca, lui e` sicuramente il piu` noto.
Anche alla frontiera uzbeco/kirghisa, infatti, alla vista dei nostri passaporti italiani, i solerti poliziotti hanno esordito con la solita litania "Ah Italia, Toto Cutugno, Celentano, GATTUSO", il che, per noi, ha dell`eccezionale!
Inoltre, la fra e’ stata perquisita da una poliziotta super precisa, che le ha fatto aprire bene tutto lo zaino e tutti i sacchetti dentro lo zaino. A un certo punto, lafra ha deciso di fare amicizia e, quindi, arrivata agli acquarelli ha tirato fuori il block-notes per farsi fare i complimenti e, quando la poliziotta ha trovato le bolle di sapone portate per i bimbi centrasiatici, lafra si e’ messa a fare bolle di sapone in mezzo al posto di polizia…insomma, alla fine grandi sorrisi…
Dopo di che, siamo partiti alla scoperta del nostro quinto paese sulla via della seta. Il nostro autista kirghiso, Maxim, e` veramente una sagoma, peccato che la barriera linguistica (lui parla pochissimo inglese e noi per niente il russo!) ci impedisca conversazioni piu` approfondite!
Innanzitutto, abbiamo visitato la citta` di Osh, che la leggenda vuole essere piu` antica della nostra Roma (nel 2000 hanno infatti festeggiato il suo terzo millennio di vita), dedicandoci alla "scalata" del cosiddetto trono di Salomone, una montagna sacra fin dal periodo preislamico che si erge totalmente isolata sulla piana kirghisa. Dopo di che abbiamo raggiunto Urzgen per visitare un antico mausoleo karakanide (XI secolo) ed il suo minareto tronco.
Infine, siamo arrivati ad Arslanbob, noto alle cronache per trovarsi in mezzo alla piu` grande foresta di noci de mondo (ben 60.000 ettari di bosco!). Che posto fuori da tutto, un villaggetto con aria assolutamente russa, dove una ONG locale ci ha collocato in una casetta vicino alla cascata. Il paese e` incantevole, circondato da verdissimi alberi di noce e da cascate che sono state scelte, fin da prima che l`Islam arrivasse in queste lande, come luoghi sacri e di preghiera. E` da qui che Alessandro Magno prelevo` quel noce che, oggi, e` diffuso in tutta Europa col nome di noce "greco" ma che, semmai, dovrebbe chiamarsi "kirghiso".
Abbiamo camminato un po', mangiato cetrioli e pomodori lavati con l'acqua del rubinetto (violazione della regola n. 1 del buon viaggiatore!), oltre a un grassissimo plov, dormito bene e poi siamo ripartiti.
La notte successiva l'abbiamo passata in un posto la cui traduzione e' "gola dei topi". non ne abbiamo visti, ma dopo un po' non si sapeva piu' che fare e, forse, ci siamo anche annoiati un po'. L’unica cosa che ci restera’ impressa e’ l’autonoma centrale idroelettrica di cui abbiamo scoperto essere dotato il motel...per dirla tutta, abbiamo nutrito il fortissimo dubbio che l`acqua utilizzata alla bisogna venisse in realta` "sottratta" ad una condotta forzata destinata ad altri o, comunque, ad altri scopi. Tant`e`, il meccanismo funziona, anche se ogni tanto la corrente subisce vertiginosi cali di tensione oppure sparisce del tutto! Non puo` pero` dirsi che il sistema non sia ecologico!
A cena cindo ha bevuto il suo primo kumys (latte di giumenta fermentato) e cosi' ha violato la regola n. 2 del buon viaggiatore.
Oggi, risalendo verso due passi a 3200 mt slm e 3500 mt slm, abbiamo attraversato degli altopiani pazzeschi, tutti costellati di yurte e mandrie di cavalli e pecore. E' un paesaggio indescrivibile, e sinceramente dubito anch'io di averlo visto.
Ora siamo a bishkek, capitale del paese in cui siamo, e piove. Meglio cosi': altrimenti farebbe caldo.
Domani il nostro prode e ormai amatissimo Maxim ci portera' verso l'Issyk-kol e poi chissa' dove. cindo continua a ripetere il programma alla fra, ma lei finche' non vede non memorizza...e poi come si fa, co'sti nomi??? e poi, forse, come dice la paola depa, per noi donnine non ci son cazzi: il decadimento e' ormai iniziato, cosa ci vogliamo fare?
A riprova, mentre cindo novello Manas (so che non sapete chi e', ma ve lo racconteremo) sta benone, lafra al solo sesto giorno di viaggio e' un rottame, fra mal di schiena di pancia di testa ohi ohi ohi.
Ce la metteremo tutta ad aggiornarvi al piu' presto, ma la connessione di tutto da queste parti e' un po' difficile...

domenica 7 agosto 2011

acquarelli assassini

oggi tutto procedeva bene. ci sentivamo perfino in vacanza, e lafra non scalpitava neppure.
incredibile.
svegli alle 9, dopo 10 ore di sonno. ottima colazione, e poi giro nei dintorni di fergana.
il museo regionale e' stato uno spasso. una stanzina e uno stanzone. nella prima cimeli della resistenza sovietica al nazismo (a un certo punto e' entrata una coppietta, per mano, con aria ammirata...che commozione) e nella seconda animali impagliati, qualche vetrinetta polverosa e cartelloni in rigoroso cirillico.
in ogni stanza, due signore che controllavano i biglietti. ottima terapia occupazionale!
poi, lafra ha sfidato i bagni, che facevano evidentemente parte dei cimeli sovietici. la pulizia di un esercito di volenterose uzbeke nulla puo' contro 60 anni di usura. ma la compagna fra non si e' data per vinta e ha contribuito con entusiasmo al loro glorioso utilizzo.
dopo, un giro nella fabbrica di seta di marjiilon. bellissima. un lavoro che viene svolto a mano come sempre. sembra impossibile che la seta diventi quella cosa che tutti possiamo permetterci...frutto del lavoro di un bruco che arrotola su di se' 1 km e mezzo di filo e poi di mani pazienti che lo sfilano, lo tessono e lo colorano.
la fabbrica, certamente priva di qualsivoglia sistema di sicurezza europeo, e' ospitale e colorata come una casa. sugli attrezzi di lavoro, le ragazze hanno attaccato le foto di cantanti, il cortile e' fresco e alberato, qua e la' vedi teiere e letti per un pisolino.
ma non e' qui l'origine della seta, e' ben oltre...custodita nella cina piu' orientale finche', dice la leggenda, una principessa data in sposa a un signorotto di Hotan non decise di portarsi con se' qualche uova di bachi da seta, nascosta nei capelli, forse per non perdere la bellezza di quel tessuto in ambienti ostili...da allora, il segreto e' viaggiato verso ovest, prima scavallando i monti del cielo e arrivando qui, poi superando deserti e fiumi, fino a giungere dalle nostre parti....
noi non facciamo che risalire il filo!
ma la giornata non era che agli inizi e, dopo un giro al bazar con le solite scene di giubilo degli autoctoni al nostro passaggio, siamo tornati in albergo. pisolo e piscina.
cavolo, in vacanza.
appunto, e' stato cosi' che abbiamo abbassato la guardia e la nostra natura di viaggiatori sgarruppati di padania e' venuto fuori.
lafra ha riempito una bottiglia d'acqua di rubinetto per fare un acquarello, l'ha abbandonata un attimo e l'assetato cindo che ha fatto?
se l'e' bevuta. incosciente. dopo, ha insultato lafra. ma domani il castigo di montezuma si abbattera' su di lui, e ha avuto un bel dire, negli ultimi giorni, basta che arrivi dopo le notti in yurta.
gli acquarelli assassini non hanno pieta'.

sabato 6 agosto 2011

Fa caldo!

Prima giornata di viaggio.
Fa caldo, ma veramente caldo!
Oggi siamo partiti da Tashkent in direzione della valle di Fergana.
All'inizio ero ancora un po' stranito.
D'altra parte siamo arrivati fino a qui con ''sole'' 7 ore di aereo quando l'anno scorso ci avevamo messo ben 26 giorni.
Ma, dopo poco, ho ritrovato i profumi, i sapori, gli odori e le facce che avevo imparato a conoscere un anno fa ed e' stato quasi come non essersene mai partiti.
Giornata dedicata alla rapida visita della capitale e di Kokand. Poi, arrivati al nostro albergo di Fergana, ci siamo rilassati in piscina...che lusso!D'altra parte dopo il caldo patito...la nostra vettura, infatti, ha l'aria condizionata solo di facciata!
A Kokand abbiamo fatto conoscenza col custode della medresa di Narbutarey, classico esempio di restauro ''ricostruttivo'' uzbeco. Il nostro Mohamed (se cosi' si scrive il suo nome) e' il piu' grande fan che io conosca di Roberto Baggio. E cosi' ha passato tutto il tempo, durante il quale ci ha portato in giro per la medresa, a descriverci nel dettaglio le piu' celebri azioni da gol del suo idolo, a simulare il rigore di Grosso a Germania 2006 ed a recitare, quasi a memoria, la formazione dell'Italia di Spagna '82...un vero esagitato!
A quanto pare, il nostro calcio ancora spopola, almeno in Uzbekistan...!

venerdì 5 agosto 2011

Ak Yol

Ci siamo.
Domani pomeriggio, alle 14.30 ora italiana (!), si sale di nuovo su un aereo direzione Tashkent.
Partiamo ancora una volta ed esattamente da dove ci siamo fermati l'anno scorso...come dice la collega della Fra, non vorremmo mai essere squalificati...!
Abbiamo appena "consegnato" i mici al fratello Tommy e si è trattato, come sempre, della solita tragedia, pianti (dei gatti) e graffi (sempre dei gatti) a profusione!
Come già l'anno scorso, lo confesso, sono agitato. E dire che quest'anno ci siamo affidati ad un tour operator per organizzare e prenotare, con risparmio di energie ma non certamente di denaro...eppure nulla. Sono stressato come neanche sul lavoro!
Evidentemente è proprio l'idea del viaggio che scuote i miei sensi e, soprattutto, i nervi.
Soprattutto dopo aver letto i report della Farnesina ....pavido Frattini!
Soprattutto se penso alle altitudini che ci aspettano, più ancora che all'ennesimo deserto che dovremo attraversare.
Insomma, speriamo almeno di riuscire a dormire stanotte...e per il resto "Ak Yol"  ovvero buona fortuna in uzbeco!