Porta un po' di sfiga il titolo, lo so. Soprattutto per noi che domani dobbiamo prendere un aereo!!
Ma Varanasi è per me bella e intensa come Napoli, o la mia Zena.
Quando siamo arrivati, ci sentivamo preparati a tutto: avevamo addosso tanti racconti di viaggio con le relative faccette che dicono: bella ma... Oppure gli occhi sognanti di chi la ama e non capisci perché. E poi avevamo letto la guida e visto le foto.
Ma tutto ciò non esisteva più quando siamo arrivati al cospetto del Gange, che qui chiamano Ganga.
Enorme, silenzioso, selvaggio. La nostra reazione è stata tutta nel lunghissimo silenzio durante il quale l'abbiamo scoperto. E abbiamo intuito la sua indiscutibile sacralità.
Non sembra quindi poi così strano che ganga sia l'alter ego di chi vive qui. Accompagna nascite e morti. In mezzo, è compagno di giochi, amico che mantiene i segreti, utile toilette in cui lavarsi i denti o strumento di lavoro. Pertanto va ringraziato, cosparso di petali e, semplicemente, amato.
Ganga unisce tutto, in una naturalità che non ti fa più sentire il peso della vita o della morte perché ogni aspetto della vita viene abbracciato, e forse purificato, dalle sue acque.
A fronte di questo mistero enorme e luminoso, Varanasi fa come Genova e Napoli: si chiude su se stessa, si aggroviglia nei suoi vicoli bui e fetidi. Si vergogna, si ripara. Per poi lasciarsi penetrate dalla luce e dall'aria che viene dal fiume attraverso gli stretti ghat. Come i carruggi di zena.
Anche a varasi senti più forte il pulsare della vita, tanto che a volte fa paura e dolore...perché, speriamo più tardi possibile, qui non c'è modo di ignorare che anche noi saremo polvere nell'acqua.
Ma Varanasi è per me bella e intensa come Napoli, o la mia Zena.
Quando siamo arrivati, ci sentivamo preparati a tutto: avevamo addosso tanti racconti di viaggio con le relative faccette che dicono: bella ma... Oppure gli occhi sognanti di chi la ama e non capisci perché. E poi avevamo letto la guida e visto le foto.
Ma tutto ciò non esisteva più quando siamo arrivati al cospetto del Gange, che qui chiamano Ganga.
Enorme, silenzioso, selvaggio. La nostra reazione è stata tutta nel lunghissimo silenzio durante il quale l'abbiamo scoperto. E abbiamo intuito la sua indiscutibile sacralità.
Non sembra quindi poi così strano che ganga sia l'alter ego di chi vive qui. Accompagna nascite e morti. In mezzo, è compagno di giochi, amico che mantiene i segreti, utile toilette in cui lavarsi i denti o strumento di lavoro. Pertanto va ringraziato, cosparso di petali e, semplicemente, amato.
Ganga unisce tutto, in una naturalità che non ti fa più sentire il peso della vita o della morte perché ogni aspetto della vita viene abbracciato, e forse purificato, dalle sue acque.
A fronte di questo mistero enorme e luminoso, Varanasi fa come Genova e Napoli: si chiude su se stessa, si aggroviglia nei suoi vicoli bui e fetidi. Si vergogna, si ripara. Per poi lasciarsi penetrate dalla luce e dall'aria che viene dal fiume attraverso gli stretti ghat. Come i carruggi di zena.
Anche a varasi senti più forte il pulsare della vita, tanto che a volte fa paura e dolore...perché, speriamo più tardi possibile, qui non c'è modo di ignorare che anche noi saremo polvere nell'acqua.
Non avevo ancora commentato quest'anno, ma sempre le solite spendide emozioni seguendovi! Buon viaggio domani.
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