domenica 31 agosto 2014

Vedi Varanasi e poi muori

Porta un po' di sfiga il titolo, lo so.  Soprattutto per noi che domani dobbiamo prendere un aereo!!
Ma Varanasi è per me bella e intensa come Napoli, o la mia Zena.
Quando siamo arrivati, ci sentivamo preparati a tutto: avevamo addosso tanti racconti di viaggio con le relative faccette che dicono: bella ma... Oppure gli occhi sognanti di chi la ama e non capisci perché. E poi avevamo letto la guida e visto le foto.
Ma tutto ciò non esisteva più quando siamo arrivati al cospetto del Gange, che qui chiamano Ganga.
Enorme, silenzioso, selvaggio. La nostra reazione è stata tutta nel lunghissimo silenzio durante il quale l'abbiamo scoperto. E abbiamo intuito la sua indiscutibile sacralità.
Non sembra quindi poi così strano che ganga sia l'alter ego di chi vive qui. Accompagna nascite e morti. In mezzo, è compagno di giochi, amico che mantiene i segreti, utile toilette in cui lavarsi i denti o strumento di lavoro. Pertanto va ringraziato, cosparso di petali e, semplicemente, amato.
Ganga unisce tutto, in una naturalità che non ti fa più sentire il peso della vita o della morte perché ogni aspetto della vita viene abbracciato, e forse purificato, dalle sue acque.
A fronte di questo mistero enorme e luminoso, Varanasi fa come Genova e Napoli: si chiude su se stessa, si aggroviglia nei suoi vicoli bui e fetidi. Si vergogna, si ripara. Per poi lasciarsi penetrate dalla luce e dall'aria che viene dal fiume attraverso gli stretti ghat. Come i carruggi di zena.
Anche a varasi senti più forte il pulsare della vita, tanto che a volte fa paura e dolore...perché, speriamo più tardi possibile, qui non c'è modo di ignorare che anche noi saremo polvere nell'acqua.

1 commento:

  1. Non avevo ancora commentato quest'anno, ma sempre le solite spendide emozioni seguendovi! Buon viaggio domani.

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