lunedì 25 agosto 2014

intorno all'himalaya 1

Gli ultimi due giorni sono stati straordinariamente intensi, colmi di avventure e disavventure per cui abbiamo deciso di farne due versioni distinte,una con tutti i casini che abbiamo avuto (di cui si occupa lafra, per indole ottimista) e l'altra con tutte le meraviglie e le fortune di cui vi relazionera' il "sempre positivo" cindo.

L'altro ieri siamo ripartiti da Shigatze sotto la pioggia e abbiamo saputo che il nostro programma di viaggio sarebbe cambiato ancora una volta. Non ci saremmo infatti fermati a Tingri, bensi' saremmo arrivati in giornata fino alla frontiera con il Nepal perche' al pomeriggio il posto di confine e' chiuso.
Si tratta di forse 250 km, non molti se si pensa che erano solo le10.30 del mattino, ma in Tibet il limite di velocita' e' in genere di 30 km all'ora e viene fatto rispettare severamente dai continui posti di blocco. Fra molti di questi, infatti, viene segnata l'ora per cui non ti puoi presentare al check-point successivo prima di un certo orario, calcolato proprio nel rispetto di quel limite di velocita'. Il che comporta che ci siamo fatti parecchie pause in mezzo al nulla, a pochi metri dal posto di blocco, solo per aspettare che scattasse l'ora. Come se cio' non bastasse, spesso, alle postazioni di polizia, sia la guida che l'autista dovevano scendere, fare la fila per essere controllati e lasciare i documenti.

Verso le 20 abbiamo iniziato la discesa dai 5000 mt slm e il paesaggio e' immediatamente cambiato diventando verde...e poi e' sparito! ci siamo infilati in una di quelle maledette nubi (che pare ci siano sempre) che non riescono a scavalcare il massiccio, e quindi infestano la valle. Insomma, e' arrivato il buio, la nuvola era densissima e da un lato della strada avevamo un salto di centinaia di metri. Abbiamo continuato cosi' per qualche km in cui io e cindo ci siamo congedati dalla vita tenendoci la manina. Alla fine siamo scesi sotto la nuvola ed e' tornata la visibilita': entusiasmo generale!...finche' non ci siamo rifermati ad aspettare che scattasse l'ora decisa dalla polizia!!!
Il nostro albergo e' il migliore di Zangmu, una orribile, grigia e puzzolente cittadina che non si capisce perche' e' tutta cinese e per niente tibetana. La reception e' tipicamente degna di cotanto squallore, ripiena di adolescenti han impegnati a cazzeggiare e non ce ne e' uno che abbia intenzione di considerare le nostre arie stravolte a quell'ora di notte. Quando saliamo al settimo piano, dove e' la nostra stanza, troviamo un cantiere e, dentro al cantiere, una porta con il numero della nostra stanza, che ovviamente ci colpisce per la puzza di cantiere umido. Un'occhiata alle lenzuola e le troviamo sporche di sangue, con una scia che segue sull'interruttore della luce in stanza e sul muro vicino all'ascensore. Un po' di ansia ci verra', ma intanto mi si scatena la furia e scendo dai ragazzotti a pretendere il cambio delle lenzuola. Cambio che ottengo molto parzialmente e fra mille sbuffi di noia.
La serata e' finita con una ciotola di noodles in un posto rancidissimo.
Sopravvissuti al famoso mostro di zangmu, siamo ripartiti rasserenati. Immediatamente e' arrivata la buona notizia del giorno: in verita' non e' la frontiera che chiude al pomeriggio, e' che noi, a piedi, dobbiamo scendere al paese sotto quello di frontiera dove troveremo l'autista. E dovremo pagare a parte il servizio di chi ci accompagnera'.
Dico la verita': non ci capiamo niente. Intanto ecco la frontiera, l'attesa di un'ora e mezzo, l'addio a lackdon e un ponte in cui tutto il mondo cambia.
Non piu' cinesi vestiti di plastica ma con l'aria per ormai in qualche modo familiare: compaiono sari elegantissime e colorate, casupole straccione, sparisce l'asfalto dalla strada e tutti sorridono ma sembrano assolutamente inconcludenti e disordinati.
Ci mettiamo un po' a capire e la contrattazione si fa accesa e cattiva. Alla fine capitoliamo, consegnando una somma del tutto sproporzionata, ma cindo porta avanti l'onore della nostra testardaggine padano-calabrese ottenendo uno sconto minimo. Avremo un solo portatore per il suo zaino, lui portera' il mio e io i due piccoli. Partiamo, l'aria e' da subito pesante per l'umidita' densissima ma il paesaggio ci ripaga della fatica e del fango.
A un certo punto mi ritrovo il cindo rantolante su per la salita, il portatore, un ragazzo sui 20 anni di nome Iessif (tra l'altro se ci fosse un Pasolini nepalese lo dovrebbe ingaggiare per la parte di Gesu'!), che poveretto non sa piu' come rallentare e l'acqua cinese che inizia a scarseggiare.
La storia finisce che Iessif si carica anche il mio zaino, per un totale di 25 kg, e continua a sgambettare leggero mentre i due tapascioni padano-calabri gli arrancano dietro fino alla cima della montagna, per poi ridiscendere lungo il greto del torrente e alla fine dargli quel poco che erano riusciti a strappare all'aspra contrattazione della mattina, ringraziandolo tantissimo, ovviamente.
Poi e' tutta auto, discesa fino alla valle di katmandu e albergo bello, cena etc.
Insomma, siamo sopravvissuti ma chiuderei questo resoconto con la frase che mi ha detto cindo mentre iniziavano le nuvole della discesa: alla fine siamo proprio due stronzi di occidentali.
E' vero. E' la stronzaggine di chi in fondo in fondo, anche se non lo dice, pensa che ci saranno i lampioni accesi lungo la strada, o almeno i guard-rail con i catarifrangenti. Di chi pensa che ci sara' un bus navetta, o almeno un elisoccorso. Di chi pensa che muoversi a gennaio sia come ad agosto, in ogni parte del mondo, basta avere un giubbottino antipioggia e le calzine di ricambio, che se no predi il raffreddore...
Ma il mondo non va cosi...anche se pure 'sta volta ci e' andata proprio bene!

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