martedì 19 agosto 2014

Sul tetto del mondo

Sembra una frase fatta finché non lo vedi da te,mentre in aereo vai verso Lhasa. Le cime delle montagne sbucano dalla nuvole e all'inizio credi siano solo agglomerati di nuvole, quelli con la forma strana un po' a cucuzzolo. Invece sono proprio vette che fanno capolino e non so capire perché ma la sensazione che mi hanno trasmesso è di essere proprio una nullità. In genere ci si sente tanto alti quando si va in aereo...invece loro sono lì che guardano fuori dalle nuvole come se niente fosse, imperturbabili rispetto alle nostre piccolezze.
Poi atterriamo in un aeroporto un po' sgangherato, subito dopo un enorme fiume giallo di melma e fra montagne brulle e disabitate. Ci aspetta Lhasa e subito andiamo con la guida (lackdon, una donna meravigliosa di cui mi sono già innamorata, ma merita un capitolo a parte), al monastero centrale.
L'atmosfera, all'interno, è soffocante. Troppi turisti cinesi, il solito accalcarsi di statue, drappi e offerte, l'odore greve delle candele di burro di yak. Bellissimo, ma ti senti in un ventre caldo e buio. Poi siamo saliti sulla terrazza, il cielo era scoppiato in un blu accecante e dai tetti tutto intorno le bandiere della preghiera disseminavano mantra al vento. Di fronte il potala, con la sua dose di malinconia e tutte intorno, come a corona, le montagne.
Eccoci, ora tratteniamo il respiro, ci sentiamo anche noi sul tetto del mondo, così piccoli e così felici in tanta luce e tanta potenza.

Nessun commento:

Posta un commento