mercoledì 27 agosto 2014

cartina di tornasole

Credo che la natura piu' evidente del viaggio sia il suo essere cartina di tornasole delle rigidita' del viaggiatore.
Non e' necessariamente una scoperta negativa: e' semplicemente un modo di comprendere cosa vada oltre la nostra possibilita' di comprensione/accettazione. Possono essere fattori materiali, come l'igiene, o etici, come la miseria, ma insomma, viaggiando c'e' un qualcosa che ogni tanto ti fa dire: eh no questo proprio non lo capisco oppure non lo accetto.
Magari cambiera', ma io al momento non capisco gli induisti, non ce la faccio. Nessun problema con mussulmani, buddisti, taoisti quasi nemmeno con i confuciani. Ma gli induisti con quel loro pantheon che continua a moltiplicarsi in avatar e veicoli, con quei simboli che rivelano stratificazioni misteriose, ebbene io proprio non li capisco.
Mi sembrano caotici, colorati e casuali come questa citta'.
Oggi la guardavo dal taxi. E' talmente incredibile che e' troppo, ad un certo punto non vedi piu' niente. Ti scorrono di fianco al finestrino scimmie sui tetti e vecchi che cercano qualcosa da mangiare nelle bucce di banana, mucche che pascolano nelle aiuole e bambini bellissimi, vestiti da piccole divinita', fontane che sembrano pozzi sacri e mille colorati cartelli pubblicitari.
Ad un certo punto ti viene da dire ora basta, mettiamo il "rallenti" e ripartiamo da capo, mettiamo un po' di ordine in questa storia.
E allora spiegatemi anche che ci fanno le offerte di riso a riempire la bocca di divinita' che ormai da millenni vengono imboccate controvoglia ogni mattina e perche' mai c'e' una bambina dea, qui a Kathmandu, che perde ogni potere alle prime mestruazioni. E perche' il veicolo del dio elefante Ganesh e' un topo.
Non c'e' niente da spiegare, lo so. Se non che, ecco, sono venuta fino a Kathmandu per scoprire dove oltre non riesco a capire.

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