domenica 12 settembre 2010

assaggio di foto!

a malpensa!sono circa le 14...arriveremo alle 5 del mattino dopo!

la soddisfazione di cindo che ha conquistato i biglietti del bus Istanbul-Erzurum, acquistati su internet!


Ani, capitale d'Armenia



nel lago di Van, Davide e Golia sulla Akdamar Kilisesi, chiesa armena

prima dell'alba, scendiamo dal treno che ci porterà a Teheran per il controllo di frontiera fra Turchia e Iran


muri a Teheran



Isfahan, la metà del mondo



vetrate a Yazd



chador a Mashhad


martiri della guerra Iran-Iraq


bimbi nel cassone della moto del papà


Ashgabat


 a Merw, mausoleo per la sepoltura di un sufi, con albero a cui i fedeli ancora annodano i loro desideri

 siamo a Bukhara, bimbe e marionette




Samarcanda!!!



mercanti, Urgut


di nuovo a Malpensa, di ritorno...

p.s. per chi ha lo stomaco forte, ci sono tutte le altre foto...







mercoledì 8 settembre 2010

da pavia

26 giorni di andata e 26 ore di ritorno.
Non sappiamo se essere grati agli aerei o protestare perchè ci abbiamo messo troppo. è tutto relativo.
che dire.
qua piove e fa freddo, una perfetta giornata di inizio autunno, vincent e theo (i gatti) ci hanno fatto un sacco di feste, la voglia di lavorare non c'è. tutto a regola.
pavia è identica a se stessa. ma è normale e giusto così, non cambia nulla se non cambiano i nostri occhi, mi verrebbe da dire... ed è chiaro che non sarà nemmeno la tappa samarcanda-xi'an ad aggiungere qualcosa alla nostra piccola e nebbiosa cittadina.
è un po' anche il tempo dei ringraziamenti. a gine che mi ha aiutata e seguita, a tutti i nostri bellissimi followers, alla fra che mi ha salvato le piante e poi anche i gatti, a tutti quelli che hanno letto, qualcuno silenziosamente, qualcuno aggiornando la mia mamma, qualcun altro postandoci i commenti.
soprattutto, a tutti voi che ci riabbraccerete e non ci farete sentire la nostalgia dell'andare!

domenica 5 settembre 2010

alla fiera di urgut

...sicuramente si trova un topo, un gatto e un cane. e poi tutto il resto.
e' domenica, e ho messo le cose in chiaro, col cindo filosofo: si va al mercato.
di urgut, 30 km da samarcanda.
al b&b abbiamo tirato su una compagnia varia: un'austriaca che viaggia sola e a cui tutti qui chiedono dove e' suo marito, una coppia di tedeschi e una coppia di giapponesi che, come sempre, sembrano usciti dai manga.
dopo la doverosa contrattazione con il conducente del minibus (per variare il prezzo cadauno di 50 cent. di euro, era ovvio che si trattasse di mero "riscaldamento"), eccoci sul marutska che, scuotendoci tutti, ci scarica davanti all'ingresso di un immenso bazar.
come ogni vero mercato dell'est, va per aree tematiche: mutande da donna da una parte e tessuti dall'altra, pane tutto insieme e macellai tutti vicini. e poi frutta, pezzi di ricambio di auto, quaderni per la scuola e tappeti per la preghiera, kilate di ciabatte rosse e qualche suzani. tutto disordinatamente ordinato.
la cosa divertentissima (e gia' notata, in uzbekistan come in iran) e' che noi siamo incuriositi da loro esattamente tanto quanto loro lo sono da noi. ci richiamano e salutano in continuazione, vogliono che facciamo loro le foto, ridono quando passiamo.
questa curiosita' reciproca facilita moltissimo la conoscenza, o perlomeno la simpatia, basta lasciarsi trasportare e non opporre resistenza.
noi ci proviamo, anche se la nostra precaria condizione digestiva ci vieta di assaggiare tutto quello che ci viene offerto.
resistiamo nella bolgia qualche ora, per poi ritrovare i nostri compagni di avventura sommersi di suzani e andare con loro a fare un pic-nic in una foresta di platani secolari. e' stata un'esperienza divertentissima...anche se, come prevedibile, non abbiamo comprato pressoche' nulla!
p.s. e' un po' inutile questo post, lo so: non ci sono parole per descrivere i colori dei vestiti, gli odori delle spezie e i sorrisi dei bambini. ma allora, perche' non fare come noi, e andarci in uzbekistan? e' davvero cosi' accogliente e pacifico (oltre che economicissimo) che davvero non riesco a immaginare una buona ragione per non venirci!!!!

samarcanda, secondo cindo

Ultime ore a Samarcanda. Poi domani pomeriggio un treno ci portera' a Tashkent da dove, alle 2 a.m., partiremo alla volta dell'Italia via Riga.
Col senno del poi mi sento di dire che abbiamo fatto bene a concludere qui il nostro viaggio e che non avremmo potuto fare diversamente.
E' vero che gran parte degli storici monumenti della citta', a partire dalle moschee che si affacciano sul Registan fino al Gur I Mir (mausoleo di Tamerlano), sono stati pesantemente ristrutturati quando non direttamente ricostruiti.
E' vero che tutto attorno e' stato fatto il vuoto, con enormi piazze, giardini e vialoni di sovietica memoria.
Ma e' anche vero che le sue svettanti cupole a cipolla, ricoperte da piastrelle blu cobalto che si stagliano nel cielo azzurro (oggi un po' meno, visto che butta pioggia...!), conservano un fascino innegabile ed un significato particolare per chi come noi ha voluto approssimativamente ripercorrere un tratto di una delle antiche vie carovaniere che dall'oriente portavano uomini e mercanzie in occidente e viceversa.
Dove fermarsi, una volta partiti da Istanbul, se non qui!
Personalmente credo che Bukhara mi rimarra' piu' nel cuore perche' le settecento ed oltre madrase che la animavano un tempo, sebbene restaurate piu' o meno pesantemente ed oggi adibite a negozi di suovenir, ancora immerse pero' nel tessuto urbano originario, fatto di vicoli stretti e tortuosi con muri di mattoni e fango, conservino una dimensione piu' autentica, piu' prossima alla storia di queste terre che hanno dato al mondo grandi scienziati e grandi conquistatori, opere d'arte e massacri di intere popolazioni. E poi e' piu' piccola, piu' raccolta attorno ai suoi capolavori.
Ma entrambe le citta' possiedono un elemento in comune che, da solo, giustifica un viaggio: l'incredibile ospitalita' e simpatia dei loro abitanti. A partire dai bambini, sempre pronti a salutarti con un vivace "hello", fino agli anziani, con le loro serafiche barbe bianche.
Certo, non e' tutto oro quel che luccica.
Ma il bagliore, quanto meno, aiuta a trovare la strada!

venerdì 3 settembre 2010

samarcanda, secondo lafra

che dire. Samarcanda.
eccola.
carichi come due muli (zaini, sacchetti con cibo e souvemir di bukhara, borse
con macchina fotografica), cindo ancora malaticcio e a macinare chilometri a
piedi perche' proprio oggi il presidente-padre-padrone dell'Uzbekistan ha
deciso di venire a Samarcanda cosi' bloccando il traffico in tutta la citta' o
quasi.
Da dove ci scarica il taxi al mostro B&B ci perdiamo, ed ecco e che, dopo un
cavalcavia, compare il Registan.
Ancora pochi metri e, come un'apparizione, ne riconosco i mosaici. Una tigre
che porta il sole sul dorso.
e' li' che ho capito che eravamo arrivati, che il nostro viaggio "raso terra"
da istanbul, e anche da prima - in questi anni in cui abbiamo vagato per i
balcani -, trovava il suo compimento.
e' una sensazione indescrivibile, come un miraggio, ma sai che e' vero.

non sappiamo pressoche' nulla, ancora, di questa citta'. Ho avuto bisogno di
una lunghissima pausa, seduta davanti alle madrase (scuole coraniche) che si
affacciano sul Registan, per poter solo osare entrarvi.
mi sono abituata all'idea di essere li', ho ringraziato per esserci arrivata e
ho temuto la delusione che c'e' in ogni arrivo. mi sono goduta il momento,
senza fretta di bruciarlo.
non posso dire granche' altro, ne' che senso possa avere ora arrivare fino a
pechino.
La via della seta passava da qui, ma poi proseguiva, per mille rivoli, fino a
Xi'an. Ci vorra' tempo, credo, prima di capire il senso dell'andare.
Ma forse, conoscendomi un po', bastera' farsi una dormita su questa giornata
indimenticabile.

giovedì 2 settembre 2010

a dieci giornate di carovana

fra  bukhara e samarcanda ci sono 300 km.
10 giornate di carovana. 3 ore di treno. Niente, rispetto alla strada gia' percorsa.
Deve essere questo che ha determinato il crollo nell'inossidabile cindo.
Amici, cindino e' a letto...febbre, vomito e diarrea...stanotte piagnucolava di un certo mausoleo che non puo' non vedere prima di ripartire da qua. Io non so se si tratti di delirio o realta', il fatto e' che ha organizzato tutto lui, ma non abbiamo ancora recuperato il mezzo per andare a samarcanda domani, e se lui sta cosi' direi che caricarsi su un marutska (pulimino) non e' proprio ideale.
ah, e poi nel delirio notturno invocava l'osservazione fatta da laura: "un programma perfetto...ho dimenticato di calcolare l'imprevisto e pensare che potevo ammalarmi"...si', certo, e visto che il mio marco polo della bassa non si ammala mai...
vabbeh, ora da brava mogliettina vado al mercato a comprare qualche patata, che pare che in albergo me le lascino bollire. vi tengo informati!

Bukhara, l'oasi

E' stato proprio cosi': abbiamo passato il deserto e ne siamo usciti.
siamo entrati in bukhara con una sete pazzesca. Il deserto turkmeno, anche se attraversato in macchina, ci aveva stancati e disidratati. Tutti i giorni prima avevano segnato il passo, ci avevano misurato con persone e usanze inaspettate.
Poi l'oasi, da sempre: Bukhara.
I bambini che odorano il pane fresco e lo portano a casa saltellando. La musica. Il vino. Le donne vestite colorate. Le donne che cantano, ballano, inscenano spettacoli di marionette. Bere quando hai sete. Fermarti in una moschea a lungo, per dipingerla. Osservare gli studenti di una scuola coranica, e trovarli allegri e muscolosi.
Perdersi nei vicoli, e non avere paura di nulla. Sorridere agli uomini, solo perche' ti va.
E poi la bellezza (ma questa non e' mai mancata lungo il nostro cammino) del minareto e della moschea kalon, dei suzani e delle madrase.
"non e' poi cosi' lontana samarcanda"...percepisci che samarcanda e' solo un luogo della mente, la ragione di andare.
Perche', altrimenti, non ci sarebbe motivo alcuno per uscire da Bukhara.